Rapida analisi delle clausole inserite con maggiore frequenza negli statuti societari di una startup innovativa

Avv. Nicola Fiorillo - Sovente, la costituzione della startup innovativa è preceduta da una fase di snervanti trattative condotte tra i soci "fondatori" (startuppers) e i soggetti investitori/acceleratori, nella quale si assiste, come è logico che sia, ad una contrapposizione degli interessi in gioco.

Ecco, allora che i soggetti investitori mirano ad inserire nello statuto sociale alcune clausole che tutelino i propri interessi. Di seguito, alcune delle più frequenti utilizzate per una startup innovativa, i cui appellativi sono tratti, evidentemente, dall'esperienza anglosassone.

1) Clausole riguardanti la circolazione delle partecipazioni

Classico esempio della prima categoria sono le clausole di Tag along (tradotto letteralmente "accodarsi") o cd. di covendita, la cui presenza è, pressoché, costante nello statuto di una startup. Ed invero, la finalità di tale clausola è proprio quella di assicurare ai soci di minoranza un diritto di exit dalla società per il caso in cui i soci di maggioranza decidano di cedere il complesso della propria partecipazione, o, comunque, una percentuale ingente della stessa, a terzi estranei, e quindi, in sostanza, di abbandonare il progetto. I soci di minoranza, pertanto, in virtù di tale pattuizione, si "accodano", per così dire, all'operazione e si garantiscono, al contempo, le medesime condizioni economiche caratterizzanti la cessione.

Quanto ai vantaggi derivanti agli investitori (già soci di minoranza) dalla previsione di siffatta clausola, essi sono evidenti. Essi, anzitutto, si assicurano di non restare all'interno di una società che veda mutata quasi completamente la compagine sociale in seguito alla cessione, e, in seconda battuta, di cedere la propria partecipazione a condizioni economiche sicuramente più vantaggiose rispetto ad una vendita separata, poiché dettate dalla cessione di un pacchetto di partecipazioni di maggioranza che è certamente più appetibile sul mercato.


2) Clausole afferenti i diritti patrimoniali dei soci

- Clausole cd. antidiluition: è risaputo che una startup

, per poter decollare, necessita dell'apporto di capitale esterno, anche a più riprese. Nel gergo tecnico si parla solitamente di "round" di investimento. Tali round vengono, di solito, effettuati mediante aumenti di capitale a pagamento offerti a terzi estranei , utili ad immettere, appunto, liquidità in società, talvolta anche ad un prezzo di emissione delle singole partecipazioni inferiore a quello originario. In tale contesto è evidente che i primi investors mirano a non diluire, sia sotto il profilo patrimoniale che amministrativo, la propria partecipazione. Ecco allora l'utilità di tali pattuizioni contrattuali , le quali consentono agli originari investitori di mantenere costante il loro rapporto di forza all'interno della compagine sociale.

- Clausole cd. di liquidation preference : attraverso l'introduzione nello statuto di tali clausole, gli investitori mirano ad essere privilegiati in fase di liquidazione rispetto agli altri soci titolari di partecipazioni ordinarie (n.d.r.: si rammenta che la disciplina sulle startup innovative, in deroga alla normativa generale, prevede che anche per le s.r.l. possano essere create categorie speciali di quote). Nella maggior parte dei casi, il privilegio si sostanzia in un diritto di precedenza nella "restituzione" dell'investimento originariamente effettuato o, talvolta, può consistere nel rientro, oltre che dell'investimento fatto, di un surplus di volta in volta pattuito in termini percentuali, di guisa che gli investitori, in tale ultimo caso, ottengono una quota maggiore in fase di liquidazione.

Altre clausole possono poi riguardare la modulazione del diritto agli utili o alle perdite di esercizio, o, ancora l'esercizio di taluni diritti amministrativi, il tutto in un'ottica di ampia libertà negoziale concessa alle parti, sempre però, si badi, nel rispetto delle regole e dei principi fondamentali che reggono il diritto societario.

In questo scenario, allora, non avendo gli startuppers, molto spesso, una conoscenza sufficiente delle dinamiche endo/extra societarie, si rende necessario, prima ancora che opportuno, il supporto di un professionista, al fine di riuscire a fronteggiare il potere contrattuale degli investitori e contemperare al meglio i reciproci interessi negoziali.

Avv. Nicola Fiorillo

Info: avvnicolafiorillo@outlook.it


Foto: 123rf.com
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