Il Garante della Privacy ha ordinato alla donna la rimozione dalla pagina Facebook delle sentenze di divorzio pubblicate

di Marina Crisafi - Il post su Facebook non è mai veramente riservato ai soli "amici" anche se è pubblicato in un profilo chiuso. È quanto affermato dal Garante della Privacy che con il provvedimento pubblicato ieri sul sito istituzionale (doc. n. 6163649) ha ordinato ad una madre la rimozione dalla propria pagina Facebook delle sentenze di divorzio in cui figuravano aspetti della vita familiare riguardanti anche la figlia minorenne.

Intervenuta sulla segnalazione dell'ex marito che si doleva della violazione del diritto alla riservatezza della minore, l'Authority ha ritenuto che "la divulgazione dei provvedimenti giurisdizionali in questione fosse incompatibile con quanto stabilito dal Codice privacy", il quale vieta la pubblicazione con ogni mezzo di notizie che consentano l'identificazione di un minore coinvolto nei procedimenti giudiziari, nonché la diffusione di informazioni che rendano comunque identificabile un minore parte in un procedimento in materia di famiglia. Per giunta, "l'estrema pervasività della divulgazione su Internet - ha ritenuto il garante, va ad aggravare - notevolmente la violazione di diritti della persona, in questo caso minore di età".

E a nulla può valere la natura "chiusa" del profilo su Facebook e la sua accessibilità a un gruppo ristretto di "amici", giacchè questa è facilmente modificabile da chiuso a "aperto" in ogni momento. Senza contare il fatto che, anche a profilo riservato, uno degli amici può liberamente condividere il post "incriminato" sulla propria pagina, rendendolo così visibile agli altri iscritti e determinandone una diffusione più ampia.

Nel disporre la rimozione del post, infine, l'autorità ha sottolineato che, nel caso di specie, le sentenze non solo rendevano identificabile la bambina ma contenevano dettagli molto delicati, riguardanti persino "la sfera sessuale, il vissuto familiare e i disagi personali della piccola".


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