La positività a cocaina e marijuana non bastano. Occorre la prova che il soggetto abbia guidato in stato di alterazione causato da assunzione di tali droghe

di Marina Crisafi - Assumere droghe e mettersi al volante non è di per sé reato. Ai fini della condanna infatti è necessario che la persona guidi in uno stato di alterazione per effetto degli stupefacenti. A ricordarlo è la Cassazione, nella sentenza n. 7899/2016 (qui sotto allegata), confermando il proprio recente orientamento e annullando senza rinvio la decisione d'appello che condannava un uomo per il reato di guida in stato di alterazione psico-fisica da assunzione di sostanze stupefacenti.

Dissentendo dai giudici di merito che avevano affermato la colpevolezza dell'uomo giacché dall'esame delle urine erano emerse tracce di positività a cocaina e marijuana, il Palazzaccio ha ricordato che "ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 187 del codice della strada non è sufficiente che l'agente si sia posto alla guida del veicolo subito dopo aver assunto droghe ma è necessario che egli abbia guidato in stato di alterazione causato da tale assunzione".

Nel caso di specie, invece, l'uomo pur risultando agitato all'atto degli accertamenti era lucido e cosciente e aveva dichiarato di aver consumato cocaina e marijuana due giorni prima e non al momento del controllo.

Ed è su questo elemento che fa leva la difesa di fronte alla quarta sezione penale, centrando in pieno l'obiettivo.

Per gli Ermellini, infatti, la mancanza dello stato di alterazione, avvalora la tesi sostenuta dall'imputato. Tesi, peraltro, sorretta dalla circostanza che la droga trovata dai Carabinieri durante la perquisizione dell'auto, era integra e quindi non ancora consumata.

Cassazione, sentenza n. 7899/2016

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