Secondo gli Ermeillini il Gip non può limitarsi ad affermare che non è possibile effettuare accertamenti sulla falsità dei certificati

di Marina Crisafi - Se non segnerà la fine delle assenze selvagge dal lavoro a colpi di certificati medici, sicuramente assesterà un duro colpo alle malattie di massa, la pronuncia di ieri della seconda sezione penale della Cassazione (sentenza n. 48328/2015).

Per la seconda sezione penale, infatti, la "malattia di massa" anche se giustificata da appositi certificati medici, può integrare il reato di truffa.

Così, il Palazzaccio ha cassato con rinvio la sentenza di non luogo a procedere del gip di Forlì nei confronti di 30 autisti di un'azienda di trasporti, accusati di truffa e interruzione di pubblico servizio per essersi assentati cumulativamente in due giorni consecutivi dal lavoro, giustificando la propria assenza mediante la presentazione di certificati medici.

Per il Gip pur potendo apparire verosimile che nelle giornate contestate i dipendenti si fossero illegittimamente astenuti dal lavoro, non era possibile effettuare accertamenti specifici sulla falsità dei certificati presentati a titolo giustificativo e dunque non era possibile provare la sussistenza dei reati contestati.

Ma la Cassazione è di diverso avviso. Intanto, il giudice avrebbe errato a decidere di non rinviare a giudizio gli imputati attraverso la formulazione di considerazioni di merito che possono trovare posto soltanto nel corso del dibattimento. In secondo luogo, non ha formulato una motivazione sufficiente in ordine all'impossibilità di verificare le malattie certificate dai lavoratori. 

L'esibizione dei certificati medici, infatti, per la Cassazione, non deve limitare le indagini, in quanto gli stessi non escludono la commissione di reati. Per cui, se esiste anche il solo fondato sospetto che i certificati siano stati presentati per "nascondere" la vera ragione dell'assenza collettiva (ossia le contestazioni contro il datore di lavoro) è necessario effettuare tutti gli accertamenti necessari per valutare l'attendibilità delle fonti di prova.

Un approccio, dunque, molto rigoroso che potrà essere esteso per prevenire le varie "forme di protesta" che si presentano, ciclicamente soprattutto nei periodi di festa.


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