Si allarga lo scandalo Volkswagen, con l'istruttoria avviata dall'Authority per pratica commerciale scorretta

di Marina Crisafi - Se avete una Volkswagen, una Seat, un'Audi o una Skoda potreste essere vittime anche voi delle manipolazioni dei dati sulle emissioni inquinanti dei motori diesel nella vicenda dell'ormai arcinoto "scandalo Dieselgate", che ha colpito il gruppo automobilistico tedesco.

La questione, originata dai milioni di auto del gruppo "indagate" negli Usa, si è allargata infatti all'Europa e, dunque, anche all'Italia.

Secondo la nota emanata dalla filiale italiana del gruppo le auto del brand Volkswagen vendute in Italia e interessate dal Dieselgate (in quanto equipaggiate con i motori diesel incriminati "EU5 tipo EA 189"), sarebbero infatti 648.458.

Nel dettaglio, al momento in base a quanto comunicato dalla casa madre al vendor italiano, sarebbero: 361.432 i veicoli del brand Volkswagen, 197.421 le Audi, 38.966 le Skoda, 35.348 le Seat e, infine, 15.291 i veicoli commerciali leggeri.

E mentre sia la Volkswagen che le altre case madri del gruppo cercano di correre ai ripari con un piano d'azione che prevede la presentazione di soluzioni tecniche e relative misure alle autorità competenti entro ottobre, oltre alle informazioni ai clienti sulle tempistiche e le modalità per l'esecuzione dell'intervento di manutenzione sui veicoli coinvolti (esclusi quelli nuovi, dotati di motori Diesel EU6 he non necessitano di alcun intervento), l'Autorità Garante della Concorrenza e del mercato ha deciso di avviare un procedimento istruttorio, nei confronti sia della società madre che della filiale italiana del gruppo.

Il fascicolo aperto dall'Authority, sulle centraline truccate, a seguito di varie segnalazioni da parte delle associazioni dei consumatori, è fondato sull'ipotesi di "pratica commerciale scorretta", per aver indotto i consumatori ad errate scelte d'acquisto (negli anni dal 2009 al 2015) di veicoli con caratteristiche di qualità ed emissioni inquinanti inferiori ai valori dichiarati, per mezzo delle campagne pubblicitarie effettuate (claim, depliant informativi, ecc.).

Intanto, nel resto d'Europa, anche Parigi apre un'inchiesta per sospetta frode aggravata e la Svizzera ha persino bloccato le vendite di alcune modelli.

Lo scandalo insomma si allarga a macchia d'olio e, nel mirino, sembra siano già finite vetture di altre marche.


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