Bombardare di sms chi ci molesta via cavo non e' reato. Si tratta di una legittima 'reazione' alle 'molestie' telefoniche subite. A dare il via libera al bombardamento di sms come forma di reazione ai disturbi via cavo e' la Corte di Cassazione che ha annullato la condanna inflitta ad una 46enne di Cagliari, Gianna P., punita dal Tribunale 'per avere arrecato molestia e disturbo a Jenni V.', la nuova compagna del marito, 'inviandole vari messaggini telefonici'. Una reazione, quella di Gianna, la ex consorte, adottata come reazione alle 'ritorsioni della nuova compagna del marito che la molestava telefonicamente'. Ecco perche' la Suprema Corte, legittimando il detto 'chi la fa l'aspetti', l'ha assolta 'perche' il fatto non sussiste'. Aver subissato di messaggini la nuova compagna del marito era costato a Gianna una condanna a 40 euro di ammenda per il reato di molestie
(art. 660 c.p.), oltre al risarcimento dei danni liquidati in 1 euro. Il Tribunale di Cagliari, infatti, nel settembre del 2003 aveva ritenuto la signora Gianna colpevole 'per aver arrecato molestia e disturbo, per petulanza, a Jenni V', appunto la nuova compagna del marito. Una condanna ingiusta per la ex moglie che si e' difesa in Cassazione sostenendo che la sua reazione via sms era stata scatenata dalle 'molteplici telefonate' che aveva ricevuto dalla nuova fiamma del consorte. Come dimostravano anche i 'tabulati telefonici'.

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