POSTA e RISPOSTA n°42 saluta nuovamente l'affezionato lettore Roberto di Pulitoflash, che ora cala pure la maschera del nickname e rivela in pieno la sua identità di ROBERTO COSTA. Ed io mi sento come il fido servitore sordomuto Bernardo che, unico e solo, sapeva che Zorro era Don Diego de la Vega. Il 15 mar '11 alle h.19:56 perviene alla Direzione di Studio Cataldi il seguente, testuale dispaccio: "se continuano a sbarcare questi "disperati", andando quindi ad occupare il "nostro" suolo natio, noi per continuare a vivere decorosamente, se questo, nel frattempo, non è diventata una "colpa", che porzione di suolo dovremmo in futuro occupare? A tutti è rivolta questa domanda, quindi: filo spinato sì-filo spinato no, sulle nostre spiagge? è dunque possibile indire un posta e risposta, così illustrato, su questo, importantissimo (per noi italici e non solo) tema? - cordialità, COSTA Roberto" - Caro Roberto, sai quanto apprezzo i Tuoi contributi, ma stavolta dissento in toto, se mi permetti, proprio dalla stessa struttura della lettera: il 'suolo' pare roba da perizia di geometra e 'questi disperati' sono almeno Persone che soffrono dannatamente come penavamo noi quando eravamo migranti 'mafiosi' in America, in Germania; e, poi, il 'filo spinato' lo riserverei ai tristi ricordi del tempo di guerra (lo sai che la casa dei miei avi era vicinissima ad un campo di concentramento, in parte ancora in piedi? Ci transito davanti ogni giorno con compostezza pensando al dolore che si è provato in quel posto). Interpreto il pensiero di Studio Cataldi e Ti rispondo con tutta franchezza senza la pretesa di esaustività: non sono affatto preoccupato di una futura società multietnica.
Certo tocchiamo un tasto un po' delicato in cui però spesso ci si fa prendere il sopravvento dalla PAURA. Sono convinto che un'osmosi tra popolazioni è inevitabile come sono convinto che sono state proprio le barriere che hanno determinato così profonde differenze culturali tra le popolazioni. Le nuove generazioni oggi comunicano da una parte all'altra del globo e quindi non riesco ad immaginare un mondo ancora per troppo tempo diviso per nazioni e per etnie.
L'obiettivo dell'umanità dovrebbe essere il mondo unito anche se questo comporterà dei momenti di transizione difficili ma che prima o poi vanno affrontati. Del resto, la storia italiana è stracolma di invasioni da parte di eserciti di ogni risma e provenienza con infinite devastazioni, ma quel 'nostro suolo' che è ora denominato Italia ne ha tratto un vantaggio: per dirla con Michele SERRA "siamo un popolo METICCIO. Non esiste un 'soma italiano'. Ci sono italiani con facce ARABE, GERMANICHE, SLAVE, TURCHE, impastate con i precedenti archetipi LATINI, GRECI, ETRUSCHI, FENICI, GOTI. Più varie ed eventuali. Basta consultare un qualunque manuale di GENETICA per sapere quanto di più sano e fecondo è il melting-pop cromosomico rispetto alla triste e sterile endogamia. Chi non si mischia è perduto". Scusa, caro Roberto, ma 'noi italici' chi siamo? Se chiedo ad un bambino: "Carino, disegnami un italiano!" come lo effigia? Io giro per l'Umbria e vedo spesso lineamenti etruschi, vado nella terra della 'lenga furlana' e vedo biondissimi, mentre qua e là scorgo tizzi di carbone che hanno capelli crespi e prognatismo. Lo scrittore Carmine ABATE è nato a Carfizzi, provincia di Crotone, fa parte della comunità arbereshe, ha pubblicato i primi libri in lingua tedesca e se lo vedi nella controcopertina dei suoi validi testi (che ho in posizione precaria impilati sul comodino) pare un extracomunitario. Arbëreshë sono gli Albanesi d'Italia, minoranza etnica e linguistica albanese che vive nell'Italia meridionale.
Vi si stanziò tra il XV e il XVIII secolo, in seguito alla morte dell'eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Skanderbeg e alla conquista progressiva dell'Albania e di tutto l'Impero Bizantino da parte dei turchi ottomani. Te lo ricordi il libro "L'ORDA" di Gian Antonio STELLA che narra di quando gli albanesi eravamo noi? Tra l'altro non è un filo-meridionale visto ch'è nato ad Asolo (Tv), dove il padre insegnava, ma la famiglia Stella è originaria del meraviglioso Altopiano di Asiago. Sai quanti proto-italiani girano per il mondo? tanti quanti sono quelli oggi residenti nel 'suolo patrio'. Talvolta mi interrogo se non sia Buenos Aires la più grande città veramente italiana. A occhio e croce tra "porteños" ed abitanti della provincia di Baires che vengono chiamati "bonaerenses" penso che a tutti gli effetti si tratta della capitale virtuale d'italiani; dirai, ma dopo viene Roma! Manco per niente: per me viene San Paolo del Brasile, ch'è zeppa di nostri connazionali. Lo so per esperienza diretta perché un giorno me la sono girata per intero insieme ad un medico originario di Capo d'Orlando. La nostra migrazione fu dettata dalla fame. Il mondo è una ruota, caro Roberto. Mia nonna materna poteva immaginare che una Funzionaria dello Stato di nome Anja si sarebbe mossa dall'Ucraina - Lviv (Leopoli) ed avrebbe vegliato con amorevole cura sui suoi ultimi anni di una vita modesta ma ben spesa? Fabrizio DE ANDRE' ha dimostrato con il profondo studio sulla lingua che Genova è un ibrido con un'influenza araba marcata. Genova è, dunque, un porto senza 'filo spinato'. Io dico che le persone che attualmente popolano l'Italia sono una mescolanza inestricabile. Grazie, comunque, per il Tuo intervento ch'è stato per noi motivo di profonda riflessione. Sempre con il beneficio del DUBBIO (regola aurea dell'Occidente) perché le regole assiomatiche sfociano nei regimi autoritari, Ti saluto in amicizia e con simpatia! Il form è intonso a completa disposizione.
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