Il processo educativo di un minorenne non è interrotto dalla custodia cautelare. E' quanto chiarisce la Corte di Cassazione (sentenza 37414) spiegando che l'affidamento ad una comunità di un minore accusato di gravi reati (nella fattispecie si trattava di un reato di violenza sessuale di gruppo ai danni di una sedicenne, con tanto di riprese video) non costituisce una misura eccessiva neppure se applicata prima del processo.
La Suprema Corte ha ricordato che con il provvedimento che dispone il collocamento in comunita' il giudice impone "specifiche prescrizioni inerenti alle attivita' di studio o di lavoro, ovvero ad altre attivita' utili per la sua educazione".
Nella sentenza gli Ermellini sottolineano che "con condivisibile motivazione il Tribunale, tenuto conto della gravita' della condotta che risulterebbe essere stata posta in essere dall'indagato, ha rilevato che dall'esame del quadro probatorio complessivo risultava che le modalita' comportamentali e l'assetto relazione posto in essere dall'indagato avevano messo in luce una allarmante mancanza del riconoscimento del valore dell'altro ed una carenza di progettualita' rispetto al futuro che rischiavano di esporlo a coinvolgimenti in situazioni irregolari, anche di carattere penale, compromettendo un sano inserimento sociale e lavorativo" del minore.
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