L'inflazione si spingerà oltre il 3% sino alla fine dell'anno. L' accelerazione del tasso di crescita dei prezzi è la conseguenza dell'incremento dell'Iva (innalzata di un punto percentuale, dal 20% al 21%) e dei continui rincari delle materie prime alimentari. "Ad ottobre il tasso di crescita dovrebbe portarsi al 3.3% per poi invertire la marcia in conseguenza della perdurante crisi dei consumi". Allarme anche per il comparto delle tariffe pubbliche, soprattutto quelle locali. Secondo la previsione di Unioncamere, infatti, "le manovre estive hanno sancito tagli alle amministrazioni locali (Regioni, Province e Comuni) per un totale di 21 miliardi di euro: un'ulteriore spinta alla dinamica inflativa potrebbe dunque provenire da un incremento di tariffe e prelievi locali già a partire dall'inizio del 2012". Questo il quadro emerso dall'ultima riunione dell'Osservatorio "Prezzi e mercati" dell'INDIS, Istituto dell'Unioncamere specializzato nella distribuzione dei servizi, che, nei prossimi mesi, prevede ulteriori incrementi dei prezzi alla produzione dei generi alimentari, già aumentati di oltre il 5% nell'ultimo anno. "I rincari che hanno investito i prezzi alla produzione segnalano come le recenti tensioni non siano ancora state interamente riassorbite lungo la filiera produttiva, nonostante l'arretramento del ciclo internazionale, in particolare delle economie emergenti, abbia prodotto una minore pressione della domanda sui mercati a monte e l'arresto
delle quotazioni internazionali delle principali materie prime. Le variazioni più importanti riguardano le seguenti referenze: lo zucchero (+21% nell'ultimo anno), il caffè (+19%), l'olio di semi (+18%), il parmigiano reggiano ed il grano padano (entrambi al 13%) e la farina di grano (+12%)". I prezzi potrebbero quindi registrare un trend rialzista anche in autunno: in particolare si attendono aumenti per alcuni beni di prima necessità, come la pasta, la carne bovina e la passata di pomodoro. "Negli ultimi mesi del 2011 l'inflazione al consumo dei generi alimentari lavorati potrebbe portarsi oltre la soglia del 3%".
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