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Ritenuta d'acconto in ritardo: cosa fare

La ritenuta d'acconto va versata entro termini precisi. Il ritardo dà   luogo a sanzioni che possono essere contenute grazie al ravvedimento operoso

Quando va pagata la ritenuta d'acconto

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La ritenuta d'acconto è una trattenuta effettuata da determinati soggetti che si avvalgono di certe prestazioni (principalmente di lavoro autonomo) sul compenso dovuto e che poi va versata allo Stato in luogo del soggetto che ha emesso la relativa fattura.

Più nel dettaglio, la ritenuta d'acconto può essere considerata come una modalità   di pagamento delle imposte anticipato: il versamento è a carico del committente, il quale - quindi - diventa il sostituto di imposta e, dopo averla trattenuta dal sostituito, cioè dal prestatore, la versa direttamente allo Stato.

Essa va pagata per legge entro il giorno 16 del mese successivo rispetto a quello in cui il pagamento al quale si riferisce è stato effettuato. In agosto, la scadenza può essere posticipata al giorno 20.

Esempio

Si immagini, per esempio, una prestazione occasionale effettuata con ritenuta d'acconto che sia stata pagata nel mese di febbraio: il committente è tenuto a versare la ritenuta entro il giorno 16 del mese successivo, e quindi entro il 16 marzo. Non sempre, però, la ritenuta d'acconto viene versata nei termini stabiliti: cosa succede, quindi, se si verifica un ritardo in questo senso?

Cosa succede se si versa la ritenuta d'acconto in ritardo

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Le conseguenze per un committente che versa una ritenuta d'acconto in ritardo sono piuttosto limitate, nel senso che egli può porre rimedio alla sua dimenticanza usufruendo del cosiddetto ravvedimento operoso, che comporta una riduzione delle sanzioni applicate: ovviamente, ciò comporta  anche una spesa supplementare, dal momento che la cifra da versare include, oltre all'imposta che non è stata pagata, anche le sanzioni e gli interessi.

Se però le ritenute di un anno non vengono versata entro il termine fissato per l'invio del 770 nell'anno successivo e superano 150mila euro, scatta il reato di omesso versamento, punito severamente dal nostro ordinamento. 

Le sanzioni previste

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Concentrando la nostra attenzione sul ritardo e non sul versamento, vediamo quali sono le sanzioni applicabili.

Esse non sono fisse, ma variano in funzione del ritardo.

Nello specifico:

  • se il ravvedimento operoso avviene entro i 14 giorni successivi rispetto alla scadenza da rispettare, le sanzioni sono pari allo 0.1% per ciascun giorno di ritardo (fino al 31 dicembre 2015 erano pari allo 0.2% per ciascun giorno);
  • se il ravvedimento operoso avviene entro i 30 giorni successivi rispetto alla scadenza da rispettare, le sanzioni sono pari all'1,5% (fino al 31 dicembre 2015 erano pari al 3% per ciascun giorno); 
  • se il ravvedimento operoso avviene entro i 90 giorni successivi alla scadenza da rispettare, le sanzioni sono pari a un nono del minimo (il minimo è di 258 euro);
  • se il ravvedimento operoso avviene entro il termine da rispettare per la presentazione della dichiarazione dell'anno in corso, le sanzioni sono pari a un ottavo del minimo;
  • se il ravvedimento operoso avviene entro il termine da rispettare per la presentazione della dichiarazione dell'anno seguente, le sanzioni sono pari a un settimo del minimo. 

Cosa fare per regolarizzare il ritardo

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La procedura che deve essere seguita da chi intende regolarizzare una ritenuta d'acconto in ritardo è molto semplice: per sanare la mancanza non bisogna fare altro che compilare il modello F24 e inserire il codice relativo alla ritenuta d'acconto, che corrisponde al codice tributo 1040.

Per ciò che concerne la somma complessiva da pagare, essa deve includere l'importo della ritenuta, lo 0.5% di interessi annui e le sanzioni.

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Data: 24 marzo 2020