L'assurdo caso scoppiato a Catania sull'urina trovata nelle bottigliette in tribunale riporta in auge la tematica dei test psicoattitudinali per i magistrati

Il caso di Catania

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Il caso che sembra essere scoppiato a Catania in seguito all'amara scoperta effettuata dagli addetti dell'Ufficio del Processo riporta l'attenzione e il dibattito pubblico sulla proposta di inserire i test psicoattitudinali per i magistrati, soprattutto in mancanza di una presa di posizione sulla vicenda da parte del Presidente del Tribunale.

Come è emerso in numerose testate, nel Tribunale sito in Piazza Verga, è stata fatta una scoperta ai limiti della realtà. Durante la spasmodica ricerca di spazi per il personale appena entrato grazie alla creazione del c.d. Ufficio del Processo, sono state rinvenute numerose bottigliette contenenti materiale giallognolo, successivamente identificato come urina.

Il diretto responsabile, un magistrato, avrebbe motivato la agghiacciante pratica per il timore di utilizzare i bagni che, in quanto luogo promiscuo, avrebbero potuto favorirne il contagio durante il periodo di picco pandemico.

Premesso che sul punto sarebbe da avviare una lunga riflessione sulle cause che hanno portato a questo comportamento estremo, tenuto conto che la maggior parte delle emittenti televisive e, in generale, i mass media sono certamente responsabili di aver esasperato il clima e la narrazione durante la pandemia.

Ma oltre questo, viene da porsi una domanda legittima. E' normale un comportamento del genere? Può rappresentare un pericolo?

Difficilmente, infatti, trattasi di comportamento penalmente rilevante e la stessa Procura inquirente ha manifestato una certa difficoltà sulla qualificazione del reato ipotizzabile nel caso di specie.

Altri dicono che la vicenda sia da censurare in chiave disciplinare, punto sul quale lo scrivente non si pronuncia (anche qui, si aprirebbe una questione non marginale, ovvero quella relativa alle percentuali di sanzioni inflitte nei procedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati, bassissime, pressoché irrisorie).

I test psicoattitudinali sui magistrati

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Pertanto, evitando di mortificare il protagonista più di quanto è stato già fatto dalla gogna pubblica, lasciando i dovuti approfondimenti sul caso di specie a chi di dovere, si impone una riflessione che va oltre il caso concreto.

E' da tempo infatti che si tenta di prevedere i test psicoattitudinali per i magistrati. Tale proposta ha sempre trovato una dura opposizione dei diretti interessati e di parte della politica.

Tale dibattito appare ancora più pretestuoso se si confronta con altre categorie di lavoratori ai quali spettano questi famigerati test, quali ad esempio le forze dell'ordine o i piloti di aereo.

E' normale che a determinati compiti di responsabilità, che richiedono il pieno godimento delle facoltà mentali, si abbini una forma di controllo volta alla tutela in primis dei cittadini e di tutti i soggetti coinvolti nella giustizia.

E' inutile ricordare che un magistrato penale può emettere provvedimenti che incidono sulla libertà personale. Ma non bisogna limitarsi solo al campo del diritto penale, perché ciascuna materia è in grado di incidere concretamente sulla vita del cittadino sotto diversi aspetti.

Funzione delicata accompagnata da dovute tutele

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Prescindendo dal merito della vicenda, sembrerebbe opportuno riconsiderare il dibattito intorno al tema dei test psicoattitudinali sui magistrati. La proposta non è volta ad offendere la categoria il cui rispetto da parte degli operatori del diritto è massimo anche perché frutto di quotidiani confronti nelle aule di giustizia.

Ma è bene che una funzione così delicata, così importante e anche così stressante sia accompagnata dalle dovute tutele volte a far lavorare il Giudice solo se è nel pieno delle sue facoltà. E' un lavoro troppo delicato per affidarlo senza i dovuti e preventivi controlli. Su questo il concorso non può offrire nessun aiuto concreto ad una valutazione che prescinde dalla preparazione del singolo magistrato, in quanto ben più approfondita ed introspettiva.

Dato anche il periodo storico in cui viviamo, dove la fiducia dei cittadini verso la Giustizia si attesta ai minimi storici (vuoi anche per il recente scandalo relativo alle correnti emerso con il "Caso Palamara" ed il Sistema, il libro scritto dal predetto insieme al Direttore Sallusti), interventi di questo tipo non possono che giovare alla categoria e riportare in alto la fiducia del Popolo nei confronti di chi amministra la giustizia in suo nome.

Attendiamo di vedere se la politica, aiutata dalla stessa categoria interessata, riuscirà almeno questa volta a porre in essere un intervento organico e coerente con la ratio prefissata.

Ai posteri l'ardua sentenza! (magari con preventivo test psicoattitudinale).



Avv. Carlo Casini

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