Il governo fa un passo indietro: saranno le aziende a doversi fare carico dei costi per i tamponi ma la protesta dei portuali continua

Le aziende devono pagare i tamponi

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Le aziende portuali paghino i tamponi ai propri dipendenti anche se la legge non lo prevede. L'obiettivo è quello di evitare disservizi. Tutto è partito dalla protesta dei portuali di Trieste, molti dei quali sprovvisti di green pass (il 40% dei dipendenti del porto non è vaccinato) e che hanno che minacciato di bloccare il porto, primo in Italia per traffico merci.Dal ministero dell'Interno arriva una circolare protocollo numero 1530/117/2/1 dell'11 ottobre scorso (in allegato) con «Misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro del lavoro con il green pass», inviata ai prefetti e al dipartimento di pubblica sicurezza.

Porti e presenza di lavoratori senza green pass

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La circolare arriverebbe dopo una riunione di coordinamento interministeriale convocata dalla presidenza del Consiglio dei ministri, nella quale è stata affrontata la problematica delle attività «nel settore dei servizi essenziali», dei trasporti e dell'ambito portuale.

Il documento si riferisce ai porti dove la presenza di un'alta quota dai lavoratori senza green pass potrebbe rallentare lo smistamento delle merci dal 15 ottobre, data in cui entrerà in vigore l'obbligo della certificazione verde. La circolare raccomanda alle autorità portuali «di sollecitare le stesse imprese affinché valutino di mettere a disposizione del personale sprovvisto di green pass test molecolari antigenici rapidi gratuiti».

Evitare la grave compromissione dell'operatività degli scali

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Durante la riunione è emersa di procedere, con il coinvolgimento della rete prefettizia, a un immediato monitoraggio dei dipendenti sprovvisti della certificazione verde. Lo scopo è evitare la «possibile incidenza di eventuali defezioni dovute alla mancanza di Green pass» che potrebbe poi «possa determinare una grave compromissione dell'operatività degli scali» e quindi «conseguenze altrettanto critiche per il settore e per il relativo indotto economico». Da qui la necessità di mettere «a disposizione del personale sprovvisto di Green pass test molecolari o antigenici rapidi gratuiti».

Nello specifico per "tamponi gratuiti" si intende che non a carico dello Stato, ma le imprese del settore portuale dovranno valutare in piena autonomia quale soluzione adottare per dotare i propri dipendenti del Green pass in modo da evitare «conseguenze critiche» per il settore ed il relativo indotto.

I portuali di Trieste chiedono di ritirare l'obbligo del green pass

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Ci sono porti però dove le aziende non intendono farsi carico. Le società di gestione al Porto di Palermo, ad esempio. Il Comitato dei lavoratori del porto di Trieste non arretra neanche di un passo: la richiesta è ritirare l'obbligo del Green Pass nei luoghi di lavoro, pena il blocco, già minacciato, delle attività. Per quanto riguarda altri snodi: a Napoli e Salerno non si preannunciano problemi relativi all'entrata in vigore del Green pass: il numero dei lavoratori no-vax è minimo. Lo stesso nei porti di Manfredonia, Barletta, Bari, Monopoli e Brindisi, dove, in alcuni casi, il tasso di vaccinazione tocca in alcuni settori il 100%.

Scarica pdf circolare Min. interno n. 1530/117/2/1

Foto: 123rf.com
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