L'Aiga sottolinea la necessità di intervenire. Ma in Commissione giustizia della Camera, l'Associazione nazionale forense ha cassato le due proposte allineandosi con Cnf e Ocf

Riforma esame avvocati, il "no" dell'Anf

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Non riesce a vedere la luce la riforma dell'esame per l'abilitazione alla professione forense. Dopo la bocciatura da parte del Consiglio nazionale forense e dell'Organismo congressuale forense (vedi anche Esame avvocati: Cnf e Ocf bocciano la riforma) è arrivato il terzo "no", stavolta da parte dell'Associazione nazionale forense. Dunque nel corso dell'audizione della Commissione giustizia alla Camera, l'Anf, pur riconoscendo la necessità di una riforma di sistema, si è allineata alle posizioni di Cnf e dall'Ocf.

Riforma esame avvocati, Anf: «Esame anacronistico e inefficace»

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una cosa è certa, sull'esame di abilitazione alla professione forense bisogna intervenire. Come chiarisce Luigi Pansini, presidente dell'Anf Pansini l'attuale disciplina ha portato ad una enorme riduzione del numero dei candidati, passati dai quasi 35mila del 2014 a poco più di 22mila nel 2019; con gli idonei che risultano in media un terzo. i problemi riguardano «l'assenza di garanzie che la correzione degli elaborati scritti e lo svolgimento delle prove orali avvengano con criteri omogenei a livello nazionale», con le ; modalità di svolgimento ormai «anacronistiche e del tutto inefficaci a valutare la preparazione del giovane professionista».

Per converso però l'esame «non deve assumere le sembianze di un concorso simile a quello per notai e magistrati». Dunque ogni tentativo di cambiamento dovrà essere fatto secondo il "principio di proporzionalità" imposto dall'Ue, e recepito dall'Italia nell'ottobre scorso (Dlgs 142/2020), nel normare l'accesso alle professioni regolamentate. I dubbi sulla proposta Di Sarno riguardano "diritto al compenso" per il praticante, per Pansini «è singolare sostenere un compenso minimo obbligatorio per i praticanti, nel momento in cui analogo compenso non esiste per gli avvocati». Sulla proposta Miceli (AC 2687), che si concentra sull'esame, per l'Anf «l'eccessiva semplificazione e la previsione di due sessioni all'anno non convincono e, soprattutto, non si discostano dall'attuale svolgimento delle prove, semplicemente riducendole, senza superare le criticità connesse».

Avvocati, Aiga: « Meglio pensare alla riforma dell'esame d'abilitazione»

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Sulla necessità del cambiamento si concentra l'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) secondo la quale i tempi per la modifica dell'accesso alla professione sarebbero troppo lunghi, meglio dunque concentrarsi sulla riforma dell'esame d'abilitazione.

È il presidente Antonio De Angelis a chiarire «I pareri attualmente previsti come prova d'esame non hanno nulla a che fare con i pareri legali che, nella vita professionale, vengono redatti per i proprio clienti». Ed ancora «Chi ha svolto una pratica di civile non deve essere costretto a cimentarsi con prove scritte di diritto penale, e viceversa». Si aggiunga che dal 2022 diventeranno obbligatorie le scuole forensi, che prevedono lo svolgimento di tre prove scritte, due intermedie e una finale, in caso di mancata riforma «il praticante si troverebbe costretto a svolgere ben 6 prove scritte prima di accedere alla prova orale dell'esame di abilitazione». L'Aiga caldeggia per la soluzione della doppia sessione annuale e alla possibilità di svolgere le prove con strumenti informatici.


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