E' polemica per i negozi ed i musei aperti anche nel giorno di Pasqua. Domenica 1 e lunedì 2 aprile, nel giorno di Pasqua e Pasquetta, i principali musei italiani resteranno aperti, così come molti negozi. I sindacati incrociano le braccia

di Gabriella Lax - E' polemica per i negozi ed i musei aperti anche nel giorno di Pasqua. Domenica 1 e lunedì 2 aprile, nel giorno di Pasqua e Pasquetta, i principali musei italiani resteranno aperti, così come molti negozi.

Aperture pasquali, i sindacati decidono di incrociare le braccia

Una polemica che si rinnova, dopo la liberalizzazione delle aperture stabilita dal decreto Salva Italia del 2011. Stavolta però, Cgil, Cisl e Uil non ci stanno e, facendo fronte comune, decidono di incrociare le braccia domenica e lunedì in Toscana, Lazio ed Emilia Romagna, Puglia e Sicilia. In Emilia Romagna la protesta riguarderà i centri commerciali; sarà generalizzata a tutto il commercio in Lazio e Toscana. Nel Lazio le tre sigle del commercio sciopereranno anche per il 25 aprile ed il 1 maggio e in Sicilia hanno già aggiunto anche il 2 giugno.

Secondo i sindacati uniti (Filcams Cgil, UilTucs e Fisascat Cisl), le feste non si possono "vendere". L'apertura selvaggia sarebbe responsabile dell'aumento della precarietà. Per questo è necessario che in Parlamento si riapra un dialogo sul tema. L'idea era quella di ripristinare le chiusure degli esercizi commerciali in occasione delle principali date rosse sul calendario: Capodanno, l'Epifania, Pasqua, Pasquetta, il 25 aprile, il Primo maggio, il 2 giugno, il 15 agosto, il primo novembre, l'8 dicembre, Natale e infine Santo Stefano.

Confimprese, non bisogna sprecare le opportunità di lavoro

Sul versante opposto ci sono invece le aziende. Come riporta il Secolo XIX, Confimprese, ad esempio, associazione di marchi di distribuzione moderna, è favorevole all'apertura pasquale dei negozi, come chiarisce il presidente Mario Resca, all'insegna della «libertà di fare impresa» con i consumi si stanno riprendendo, i turisti vengono a visitare il nostro Paese, a fronte di politica sul turismo azzerate, nessuna cultura dell'ospitalità e nemmeno infrastrutture adeguate. L'interrogativo è «siamo così ricchi da buttare via l'opportunità di dare lavoro a chi non ne ha? E ancora parliamo di chiudere i negozi. È l'ennesimo controsenso di un Paese che ha dato il via al libero mercato, ma non si adegua alle esigenze del retail, il quale crea occupazione e fa girare l'economia».

Sul fronte dei no, anche la Cei (conferenza episcopale italiana) si è scagliata contro la decisione di tenere aperti gli esercizi nei giorni segnati in rosso sul calendario. Ma, guardando ai numeri, è difficile pensare di voler rinunciare ai possibili acquisti di 12 milioni di turisti, italiani e non, pronti a spendere!


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