di Annamaria Villafrate - Le elezioni del 4 marzo hanno decretato la vittoria dei Cinque Stelle di Luigi di Maio e della Lega Nord di Matteo Salvini. Sconfitta per il PD di Matteo Renzi.
In una situazione così incerta può succedere davvero di tutto.
Elezioni 4 marzo: "vincono" i Cinque Stelle e la Lega Nord
Le elezioni appena concluse consegnano agli italiani un voto frammentato. Nessuno dei partiti più votati infatti ha la maggioranza necessaria per governare. Una situazione d'incertezza che avrà un certo peso sulla nostra economia. Il partito che ha ottenuto più consensi è il Movimento 5 Stelle con il 32% dei voti. Il Centrodestra invece è la prima coalizione, con il 35%, mentre al Partito Democratico, le briciole, con uno scarso 22%. Il 7 marzo i risultati definitivi. Al primo Ministro Gentiloni intanto il compito di "custode", mentre la Commissione Europea invoca "governo subito".
E ora cosa succede?
Sicuramente gli elettori non immaginavano una simile confusione. Nella testa degli italiani si affaccia un solo interrogativo: cosa succederà nei prossimi mesi? Vediamolo insieme.
1) Un lungo periodo di colloqui tra i vari partiti. Questo perché la Costituzione non prevede un termine di scadenza da rispettare per raggiungere un accordo o procedere a nuove elezioni. In questa fase il Presidente Mattarella sarà fondamentale. Molto probabile che il Capo dello Stato decida di assegnare un mandato "esplorativo" al primo ministro, identificabile in Di Maio o Matteo Salvini, per verificare se è possibile formare una coalizione che abbia i numeri per governare.
2) In caso di mancato accordo tra le varie forze politiche non si esclude anche la formazione di un governo di scopo di breve durata composto dai vari partiti, con l'obiettivo di modificare la legge elettorale e risolvere le questioni più urgenti.
3) Meno probabile che si formi un governo di minoranza, anche se dal punto di vista normativo è possibile, visto che l'art. 64 della Costituzione richiede la maggioranza dei presenti per il voto di fiducia all'esecutivo.
4) L'ipotesi più remota è sicuramente quella di formare un governo tecnico, come accadde nel 2008 e nel 2011, l'esecutivo della tanto odiata "Legge Fornero".
5) Altrettanto lontano è il ritorno alle urne, che comporterebbero un ulteriore perdita di tempo e denaro, visto che tutte le altre alternative sarebbero comunque legittime.
6) Il conferimento di un incarico pieno a Matteo Salvini o di Maio, che potranno accettare, presentando la lista dei ministri al Quirinale, o rinunciare, facendo ripartire l'iter delle consultazioni.
I prossimi impegni del Parlamento
Il 23 marzo le nuove Camere, nel corso della prima seduta, proclameranno gli eletti e i Presidenti di Camera e al Senato, con regole e maggioranze di voto differenti.
Eletti i presidenti delle Camere, entro il 25 marzo si procederà alla formazione dei gruppi parlamentari ed entro il 27 alla nomina dei loro Presidenti.
Avviate le consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo, il Presidente Mattarella dovrà incontrare gli ex Presidenti della Repubblica, i Presidenti delle Camere e i rappresentanti dei gruppi parlamentari. Concluse le consultazioni il Presidente Mattarella deciderà tra un incarico esplorativo o pieno.
La formazione del Governo
A questo punto il potenziale "Presidente del Consiglio" riceverà l'incarico dal Presidente della Repubblica che, prima di accettare definitivamente, dovrà consultare le varie forze parlamentari per verificare se la maggioranza è disponibile a sostenere il suo programma.
In caso di esito positivo il Presidente della Repubblica nomina i Ministri indicati dal "Presidente del Consiglio" e sottoscrive i decreti per investire il nuovo esecutivo.
A questo punto il Presidente del Consiglio e i Ministri devono giurare fedeltà alla Repubblica e l'osservanza delle leggi e della Costituzione.
Ultima fase, è quella dell'art. 94 Costituzione: entro 10 giorni dalla formazione, il Governo deve presentarsi alle Camere per ottenere il sostegno del Parlamento sul suo programma.