Le prospettive prevideziali non sono rosee neppure per i 3,4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro
I dati relativi all'occupazione giovanile mettono in luce criticità non trascurabili. Lo evidenzia una ricerca del Censis svolta in collaborazione con Fondazione Generali ed incentrata sul tema de "l'eccellenza sostenibile nel nuovo welfare. Modelli di risposta top standard ai bisogni delle persone non autosufficienti".

Nel 2004 i giovani compresi in una fascia d'età tra i 25 e i 34 anni occupati erano circa sei milioni. A distanza di 10 anni in quello stesso range anagrafico gli occupati sono scesi a 4,2 milioni. 

Il che significa che in dieci anni ci sono stati 1,8 milioni di occupati in meno, con un crollo di 10,7 punti percentuali e con una perdita di occupazione giovanile che, tradotta in costo sociale, è stata pari a 120 miliardi di euro.

A fronte di quasi 2,3 milioni di Neet (giovani che non studiano né lavorano), esistono quasi 900.000 giovani con contratti di collaborazione o che comunque vivono una situazione occupazionale molto precaria. 

Le prospettive, soprattutto sotto il profilo previdenziale, non sono rosee neppure per i 3,4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro con contratti standard. Si stima, considerando l'abbassamento dei tassi di sostituzione, che il 65% di questi giovani beneficerà di una pensione sotto i mille euro, pur con avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti. 

In definitiva la cosiddetta generazione mille euro si vedrà costretta a fare affidamento in età avanzata su un reddito più basso di quello corrisposto ad inizio carriera.


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