Il fatto che lei sia "sessualmente spregiudicata" ed offra anche un profilattico all'uomo che la sta per violentare non fa venir meno il reato. Per la Cassazione c'è sempre stupro. La Corte (sentenza 22719/2008) in proposito sottolinea che "anche la donna violentata nella sua liberta' sessuale puo' cercare di evitare ulteriori danni o pericoli" e per questo l'offerta del condom non è affatto indice di un via libera al rapporto ma puo' solo un comportamento connesso alla volontà di evitare "gravidanze indesiderate o di malattie trasmissibili per via genitale". Ma non basta, secondo i giudici di piazza Cavour nulla esclude che la donna che "abbia subito per violenza o minaccia un primo rapporto sessuale indesiderato acconsenta poi liberamente a ulteriori a rapporti con lo stesso uomo per motivi sentimentali o edonistici". Sulla scorta di tale principio è stata resa definitiva la condanna per violenza sessuale
di un uomo che aveva costretto una barista che lavorava con lui ad un rapporto carnale con la minaccia "che, in caso di rifiuto, non l'avrebbe piu' fatta lavorare". La ragazza era stata rimproverata "perche' perdeva tempo nel bar ed era stata minacciata di licenziamento". Al termine dell'orario di lavoro mentre l'uomo la stava riaccompagnando a casa, la ragazza gli chiede cosa potesse fare per evitare il licenziamento e lui in tutta risposta minaccio: "O me la dai o ti mando via". La donna, scrivono a Piazza Cavour "sessualmente spregiudicata subi' la minaccia e per il primo incontro si muni' di preservativo. In seguito ebbe altri rapporti consenzienti con l'uomo che le aveva detto di amarla e che lei contraccambiava". Successivamente la ragazza decise di denunciare quel primo rapporto e di qui la condanna dai giudici di merito. L'uomo ricorrendo in Cassazione aveva sostenuto la contraddittorieta' della motivazione della sentenza
perchè da un lato affermava che la ragazza era stata "vittima del ricatto sesso-bar-lavoro, e dall'altra aveva preso atto della sua personalita' sessualmente spregiudicata". Il dator e di lavoro si era anche difeso sostenendo che era "logicamente poco credibile che il primo rapporto sessuale fosse stato coartato e gli altri frutto di innamoramento". La Corte ha respinto il ricorso sottolineando che "nessuna illogicita' motivazionale o nessuna contraddizione e' ravvisabile nella circostanza che una giovane sessualmente spregiudicata rimanga vittima del ricatto sesso-lavoro". Difatti "anche una donna sessualmente spregiudicata puo' non gradire rapporti sessuali con il suo datore di lavoro, e puo' essere alla fine costretta a subirli per il timore di perdere il suo posto".

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