La Cassazione ricorda che l'assegno non è finalizzato alla ricostruzione del tenore endoconiugale, ma al riconoscimento del contributo fornito dall'ex coniuge economicamente più debole alla formazione del patrimonio della famiglia

Compromissione dell'autonomia economica dell'ex coniuge

Il caso in esame prende avvio dalla decisione della Corte di appello di Firenze con la quale veniva, per quanto qui rileva, rideterminata l'entità dell'assegno divorzile posto a carico dell'ex moglie in favore dell'ex coniuge. In particolare, la Corte d'appello aveva osservato che l'autonomia economica dell'ex marito era stata compromessa dalla cessazione del vincolo matrimoniale e ciò in ragione delle scelte endofamiliari condivise da entrambi i coniugi in relazione alle quali l'ex marito aveva svolto un'attività professionale consistente in via esclusiva nella cura del patrimonio immobiliare di proprietà dei suoceri e dell'ex moglie.

Avverso la suddetta decisione l'ex moglie aveva proposto ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il contributo dall'ex coniuge fornito nella vita familiare

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 6433/2024 (sotto allegata), ha accolto il ricorso principale, cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte d'appello di Firenze.

Per quanto strettamente attiene alla determinazione dell'entità dell'assegno divorzile, la Corte ha affermato che "All'assegno divorzile in favore dell'ex coniuge deve attribuirsi, oltre alla natura assistenziale, anche natura perequativo-compensativa (…), e conduce al riconoscimento di un contributo volto a consentire al coniuge richiedente (…) il raggiungimento in concreto di un livello reddituale adeguato al contributo fornito nella realizzazione della vita familiare, in particolare tenendo conto delle aspettative professionali sacrificate".

In questi termini, ha spiegato la Corte, la funzione equilibratrice del reddito degli ex coniugi è finalizzata "al riconoscimento del ruolo e del contributo fornito dall'ex coniuge economicamente più debole alla formazione del patrimonio della famiglia e di quello personale degli ex coniugi".

Sulla scorta dei suddetti principi, l'assegno divorzile si traduce dunque, ha riferito la Suprema Corte, in uno strumento che consente di compensare il coniuge economicamente più debole del sacrificio sopportato per aver rinunciato a realistiche occasioni professionali e reddituali e ciò al fine di contribuire ai bisogni della famiglia.

Scarica pdf Cass. n. 6433/2024

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