Il contributo propone una lettura della genitorialità attraverso l'articolo 18 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia e altri articoli correlati


"C'erano una volta l'obbedienza dei figli, la disciplina e l'ordine gerarchico ben stabilito e senza discussioni. Se vogliamo educare bene, dobbiamo iniziare a pensare a questa terminologia come a un vero e proprio repertorio archeologico di un'epoca passata, davvero lontana nel tempo. La legittima autorità dei genitori va esercitata in altro modo: ci vuole metodo!". Così scrive il pedagogista Daniele Novara. Le parole che più colpiscono sono "obbedienza" e "metodo", perché in passato l'educazione genitoriale mirava all'obbedienza dei figli, invece oggi si parla di ascolto e, inoltre, la genitorialità richiede "metodo", ovvero una via, un cammino. I genitori non possono abdicare alle loro funzioni insostituibili, ma devono essere aiutati perché la crescita dei bambini è una responsabilità comune. E una guida all'esercizio della genitorialità è offerta anche dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia e in particolare dall'art. 18: "[…] entrambi i genitori hanno comuni responsabilità in ordine all'allevamento ed allo sviluppo del bambino. La responsabilità di allevare il fanciullo e di garantire il suo sviluppo incombe in primo luogo ai genitori o, all'occorrenza, ai tutori. Al fine di garantire e di promuovere i diritti enunciati nella presente Convenzione, gli Stati parti devono fornire un'assistenza adeguata ai genitori o ai tutori legali nell'adempimento delle loro responsabilità in materia di allevamento del fanciullo, e devono assicurare lo sviluppo di istituzioni e servizi per l'assistenza all'infanzia".

Daniele Novara aggiunge: "I bambini sono dominati dal pensiero magico e percepiscono la realtà in maniera particolare. Gli adolescenti presentano un cervello instabile, con la necessità di modificare la realtà in funzione dei propri interessi. Prendere alla lettera ciò che esce dalla loro bocca porta alla sensazione di aver fatto un buco nell'aria. Rispettare l'età dei figli e considerare che il loro modo di comunicare è diverso dal nostro ci consente di mantenere quella giusta distanza per gestire adeguatamente le contrarietà". I genitori non si devono far condizionare o coinvolgere dai capricci, desideri o interessi più o meno transitori dei figli, ma devono tener conto del loro interesse superiore ("best interest of the child", fissato come principio nell'art. 3 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia), quell'equilibrio da costruire e condividere continuamente.

Il bambino deve essere al centro (puerocentrismo) ma non accentratore. L'equilibrio e il buonsenso dipendono dagli adulti (che dovrebbero essere tali), per esempio non comprare giocattoli ogni giorno o non premiare per ogni buon voto scolastico o qualsiasi traguardo raggiunto che fanno parte della normale crescita. Nell'art. 18 par. 1 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si legge che i genitori devono essere guidati dall'interesse superiore del fanciullo ("interesse" da "inter", in mezzo, e "esse", essere, e sottointeso "negotia alicuius", affari, imprese, cose di qualcuno): i genitori devono avere la consapevolezza che il figlio si trova "in mezzo" alla vita e renderlo consapevole di ciò. Una considerazione essenziale da fare è che ogni figlio non è unico al mondo ma è come e con altri bambini in mezzo ad altri adulti e diverse situazioni.

Per esempio, se in un parco-giochi l'altalena o altro gioco è già occupato da un bambino, l'accompagnatore del bambino che è già sull'altalena non deve essere indifferente o prepotente ma cogliere l'occasione per educare il bambino all'altro, ai turni, all'ascolto, al rispetto.

"Sono il terrore di ogni genitore, eppure i capricci possono essere gestiti senza fatica. Basta lasciarsi guidare dai principi naturali e ascoltare i bisogni dei figli per scoprire che amore e comprensione sono armi più potenti di tante punizioni" (i consulenti genitoriali Roberta Cavallo e Antonio Panarese in "Smettila di fare i capricci", 2015). I figli vanno guidati tenendo conto della loro natura e dei loro bisogni e non, invece, assecondati, viziati o manipolati.

"Per crescere nel contesto digitale, è necessario che i bambini imparino a parlare prima che utilizzare le emoji [simboli come le emoticon], a esprimere i propri sentimenti di fronte ad un altro essere umano senza utilizzare uno smartphone, a distinguere un palcoscenico dalla vita reale. Per tutto questo, che piaccia o no, serve la testimonianza vera, e per questo inevitabilmente imperfetta, di un adulto" (il giornalista Simone Cosimi e lo psicoanalista Alberto Rossetti in "Nasci, cresci e posta. I social network sono pieni di bambini: chi li protegge?", 2017). I bambini hanno bisogno, per crescere veramente, di persone, di adulti e, in particolare, dei genitori.

Sempre più genitori sono avvocati o sindacalisti dei figli, soprattutto nei confronti (o contro) la scuola e gli altri bambini (poiché i figli non sono mai responsabili di quello che succede ma lo è sempre qualcun altro), tanto che nella lingua inglese sono state coniate le espressioni "genitori spazzaneve" o "genitori elicottero". I genitori sono e dovrebbero essere generatori di vita (dare la vita), educatori di vita (incanalare la vita) e ispiratori di vita (orientare la vita). "Nell'assolvimento del loro compito essi [i genitori] debbono venire innanzitutto guidati dall'interesse superiore del fanciullo" (art. 18 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia): è una disposizione in cui dare peso e senso ad ogni singola parola.

"Genitori spazzaneve", "genitori elicottero": genitori che giustificano i figli, giudicano gli altri, giustiziano la scuola. Questi genitori dimenticano che spazzando la neve la si va ad ammassare davanti alle case altrui e che le pale dell'elicottero possono spazzare tutto ciò che c'è intorno, in altre parole che ogni loro intervento inopportuno può provocare effetti nocivi o incontrollabili. I genitori non si devono sostituire ai figli ma costituire i figli. Devono guidare (art. 14 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia) e farsi guidare (art. 18 Convenzione) e nella guida bisogna avere competenza e attenzione.

I genitori non devono essere "genitori-elicottero" ma "genitori-fenicottero" (animali con una simbologia cara a molte culture, tra cui simbolo di equilibrio e armonia), non devono controllare tutto e intervenire in tutto ma trasmettere i valori giusti e imperituri. I genitori devono avere sempre presente ciò che è superiore a loro stessi e ai figli stessi e considerare che anche gli altri bambini sono figli di qualcun altro e che non esistono solo i loro figli.

Molti genitori di oggi sono più impegnati a dare che a fare (perché è più facile dare giochi ai figli che fare giochi con i figli) e ancora meno ad essere, sono ancora alla ricerca di se stessi, di quello che vogliono. E così sono distratti e i figli diventano erranti o mine vaganti (e, poi, si ricorre alle certificazioni diagnostiche di disturbi o affini). Ci sono genitori che non riconoscono i figli perché non li hanno conosciuti. E non è tanto necessario il dialogo per conoscere i figli quanto l'ascolto (del silenzio e nel silenzio): osservare i loro giochi, i loro movimenti, le loro camerette (che non significa frugare tra le loro cose o nei loro cellulari), accostare la loro intimità (nell'art. 16 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si parla di "sua vita privata"), il loro mondo costruendo abitudini e momenti comuni sin da quando sono molto piccoli. E per tutto questo è necessaria la consapevolezza.

I genitori sono (o dovrebbero essere) come gli ornitologi (e non cacciatori di volatili o collezionisti di uccelli imbalsamati o in gabbia): devono osservare, aspettare, rispettare tempi e peculiarità, stare anche in silenzio, a distanza. Il bambino è quello che è e può e deve diventare quello che è in essere.

La genitorialità è camminare nella vita del figlio e, a seconda delle situazioni e dell'età dei figli, è un camminare davanti, dietro, accanto, in silenzio, dando indicazioni.

Ogni bambino ha un diritto innato alla vita (art. 6 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia) e i genitori, oltre all'interesse superiore del fanciullo (art. 18 par. 1 Convenzione), devono tener conto di tutto l'arco delle potenzialità (art. 29 lettera a Convenzione). Genitorialità: svegliare alla vita, preparare alla vita, condurre alla vita in modo tale che i figli procedano con le proprie capacità autonomamente e consapevolmente.


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