La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione (Sent. 14659/2007) ha stabilito che intimidire il vigile al fine di evitare la contravvenzione può costare una condanna penale per resistenza a pubblico ufficiale. Gli Ermellini, nel caso di specie, hanno evidenziato che "la frase incriminata, a prescindere dai riflessi personali sulla persona del destinatario, ha contenuti oggettivamente idonei a rappresentare una ragionevole portata intimidatoria, direttamente collegata al compimento dell'atto di ufficio o servizio del p. u. e quindi nient'affatto equivocabile in punto di reale finalità realizzatrice di 'condotta positiva' di resistenza a p.u.". Con questa decisione la Corte ha confermato la condanna a quattro mesi di reclusione inflitta in secondo grado a un automobilista "reo" di essersi rivolto al vigile gli aveva appena fatto una multa, con frasi minacciose.
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