Un contributo che ci conduce nel "mistero" della coppia, offrendo una lettura consapevole della intima problematicità del vivere insieme

Sempre più coppie si lacerano in maniera irreversibile forse perché alla base manca la conoscenza, la consapevolezza e la comprensione di cosa sia la coppia e la conseguente vita di coppia che non è tanto una questione di "addizione" quanto di "condivisione" e "suddivisione".

Una bella immagine del "noi" può essere data dalla seguente frase: "Sommiamo i domani per comporci un passato e avremo una memoria comune, un nuovo orizzonte" (cit.). L'io esiste in virtù del tu ed insieme si va, in un continuo cammino, verso il "noi". L'io ed il tu devono diventare continuamente "noi": in amore nulla può essere contato e nulla deve essere scontato. Così si matura (non è un passaggio perché la dimensione dell'io rimane) dai singoli alla coppia e, poi, alla famiglia: questa è la fecondità e la felicità dell'amore.

Una coppia non è l'un l'altro o l'uno per l'altro ma, soprattutto, l'uno con l'altro: dal cambiare (e non cambiarsi, come si fa con gli abiti, o farsi cambiare) l'uno con l'altro al curarsi l'uno con l'altro. Così si realizza la reciprocità richiesta dagli obblighi coniugali di cui all'art. 143 comma 2 cod. civ.. Coppia: appartenere, ma non possedere, tra persone non ci si possiede ma ci si appartiene. È più facile possedersi che appartenersi, perché appartenersi è far parte l'uno dell'altro in un flusso imperscrutabile. Già il poeta latino Catullo scriveva: "Le cose che si amano non si posseggono mai completamente, semplicemente si custodiscono e si tramandano". Chi si ama non si possiede; ci si ama, non ci si possiede. Questo è il fondamento della coppia, della famiglia.

"Si muore però nel continuare a mettere tutto, sempre, prima delle relazioni, prima del gioco, prima della comunicazione. Trascorriamo i nostri anni buoni senza avere mai tempo, senza poter derogare, poter prendere fiato, senza coltivare le amicizie come meriterebbero" (lo scrittore Simone Perotti). La prima amicizia da curare e di cui prendersi cura è l'amicizia coniugale o, comunque, l'amicizia di coppia (non solo per i matrimoni religiosi). Significativi sono i termini usati nel codice civile a proposito dei coniugi, quali "bisogni" (art. 143 comma 3) ed "esigenze" (art. 144 comma 1), perché bisogna saperli distinguere e riconoscere. Un castello di sabbia, per quanto bello e maestoso, è pur sempre sabbia che si sgretola al sole. Scavare nella roccia, per quanto più faticoso e meno ingegnoso, rimane impresso nel tempo, oltre il tempo: quella fatica che richiede la vita di coppia e di famiglia.

"È in fondo a noi stessi, nella nostra interiorità, nel nostro mistero, che scopriamo l'Altro" (cit.). L'interiorità: un processo continuo nella vita di coppia e di famiglia altrimenti ci si smarrisce e non ci si riconosce più.

Il saggista inglese Samuel Johnson sosteneva che "In genere le catene dell'abitudine sono troppo leggere per essere avvertite finché diventano troppo pesanti per poter essere spezzate". Nella vita di coppia e in quella familiare le abitudini devono essere vissute e condivise come riti senza cadere nella monotonia che imbriglia o appiattisce.

"Meglio soli che a perdere tempo prezioso con gente che non ha niente a che fare con noi. Perseguiamo l'autenticità anziché la necessità. Questa va ridotta, quella va ricercata. Quel che avviene di autentico non potrà mai essere peggiore di ciò che accade per necessità" (Simone Perotti). La coppia e la famiglia devono essere culla e scuola di autenticità e non scelte forzate dalla necessità o da aspettative o desideri altrui. Autenticità verso se stessi e verso l'altro "vedendolo e accogliendolo intimamente, amando la sua alterità per ciò che è, con i suoi difetti e le mancate corrispondenze (come quando i mariti non si accorgono di tutta un serie di dettagli che le mogli notano, o le mogli danno significati profondi a cose che per i mariti sono prive di significato…)" (Edoardo e Chiara Vian, esperti di famiglie in difficoltà).

"Dormendo sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e capii che servire era gioia" (il filosofo indiano Rabindranath Tagore): così la famiglia si deve concretizzare da sogno d'amore in spirito di servizio con gioia e nella gioia, nonostante le difficoltà e a fronte delle difficoltà. Il primo segreto di ogni relazione, in particolare quella di coppia, è la reciproca accettazione senza alcuna simulazione o dissimulazione.

L'antropologo francese René Girard precisava: "In tutti i desideri da noi osservati, non c'erano solamente un oggetto e un soggetto, c'era un terzo termine, il rivale, al quale, per una volta, si potrebbe tentare di dare la supremazia […]. Si tratta di definire la posizione del rivale nel sistema da lui formato con l'oggetto e il soggetto. Il rivale desidera lo stesso oggetto del soggetto. Rinunciare alla supremazia dell'oggetto e del soggetto per affermare quella del rivale può significare una cosa soltanto. La rivalità non è frutto di una convergenza accidentale dei due desideri sullo stesso oggetto. Il soggetto desidera l'oggetto perché lo desidera il rivale stesso. Desiderando questo o quell'oggetto, il rivale lo indica al soggetto come desiderabile" (nel libro "La violenza e il sacro", che non è solo il circolo vizioso della società ma anche della coppia e della famiglia). In una coppia il rivale è l'amore stesso. Bisogna acquisire la consapevolezza che l'amore non è un sentimento ma un atto, non è qualcosa che si sente ma qualcosa che si fa. L'amore nasce da un conflitto, come una casa si costruisce mettendo in contrasto i mattoni, e può finire a causa dei conflitti. Tutto si fa "con, insieme", dal contrarre matrimonio alla mancanza di "comunione spirituale e materiale" (art. 1 legge 1 dicembre 1970 n. 898), una delle espressioni più significative usate proprio per lo scioglimento della coppia. L'amore stesso è problema (che, etimologicamente, è "ciò che si getta o mette davanti, ciò che si presenta") e per questo occorre una coscientizzazione, un processo in cui ci si educa (si veda il pensiero del pedagogista brasiliano Paulo Freire)

"Facciamo sempre un sano esame di coscienza - sottolinea Simone Perotti -: cerchiamo di capire se nella vita ci siamo mai chiesti realmente, concretamente, onestamente se qualcosa ci piace, se qualcosa ci appassiona. Se sì, lavoriamo su questa lista di passioni, per cercare di capire quante di esse siano realizzabili, quali lo siano di più e quali di meno, se siano effettivamente quelle o altre, magari, o se non vi sia ancora molto spazio per passioni che neppure conosciamo. Questo lavoro va fatto con impegno razionale, con metodo, ma anche col cuore": così i progetti di coppia e di famiglia. "Lista di passioni": uno dei modi per concretizzare l'indirizzo concordato della vita familiare di cui all'art. 144 cod. civ..

"Soli vuol dire che, temporaneamente, possiamo fare, dire, pensare, cose nostre, personali, lontani dai vincoli dettati dalla compresenza di altri, non fosse per ritegno, rispetto, timidezza. È uno spazio necessario, garantito, qualcosa di cui ogni essere umano normale ha assoluta necessità. Se non ne prova la periodica urgenza è bene che si faccia delle domande" (Simone Perotti). Anche nella vita di coppia bisogna dare e darsi spazio alla sana solitudine.

"Se dovessi rivivere un tempo della mia lunga partita, sceglierei l'intervallo [...], è il momento in cui tutto appare chiaro e c'è ancora la forza per riprovarci [...] un momento di saggezza e coraggio, perché ci vuole coraggio per rimettersi in gioco [...] ma senza coraggio questa partita non sarebbe stata degna di essere giocata" (lo scrittore Alberto Bertolazzi). La conflittualità in una coppia sia un intervallo per rimettersi in gioco e quando non si è capaci di questo si abbia il coraggio di riconoscerlo e di affidarsi a terzi, professionisti e professionali, come per esempio gli esperti di mediazione familiare.

"Impara tutto, vedrai che nulla è superfluo. Una conoscenza limitata non dà gioia" (cit.): imparare contiene vari verbi, tra cui arare e amare, quello che bisogna fare in un percorso di vita di coppia e, poi, di famiglia. Mettersi in ginocchio o ritrovarsi in ginocchio fa tornare bambini, quando si comincia a camminare carponi o si preferisce questa posizione per giocare. Non a caso "genuinità" deriva dal latino "genu", ginocchio, quindi inginocchiarsi fa tornare alla natura primigenia. Bisogna dare questo senso alle esperienze della vita che riducono in ginocchio, dalle crisi di coppia a qualsiasi altra crisi.

"La comunicazione non è un dato, ma un miracolo. Ma un miracolo che accade e ci fa desiderare di poterlo ripetere" (dal pensiero del filosofo Paul Ricoeur). La comunicazione è uno dei miracoli a tenere vive la coppia e la famiglia.

"L'amore è diffusivo. Se non lo comunichi, vuol dire che non ne hai ancora fatto esperienza" (cit.). Una coppia, e conseguentemente una famiglia, va in crisi quando non si comunica e non comunica più amore.

"L'amore vero è il cammino in due verso la luce di un ideale comune" (cit.). Il futuro di una coppia è un muro da cominciare (iniziare con, insieme) e da costruire (ammassare con, insieme): insieme! La riforma del diritto di famiglia del 1975 ha introdotto vari elementi per dare senso alla vita insieme, oltre alla coabitazione già menzionata nel testo previgente dell'art. 143 cod. civ.: in primis "collaborazione", "contribuire", "concordare".

Si nasce per vivere in coppia (dalla coppia di genitori alla coppia di colleghi affiatati): non a caso due sono gli occhi, le narici, le orecchie, le labbra... per aspirare all'unità della bocca, del cuore, del corpo. Coppia: superare la propria orsaggine, essere consapevoli della comune fragilità, "con-correre" a qualcosa che diviene più grande, mantenere e mantenersi a vicenda. "Coppia" (dal latino "copula") deriva etimologicamente da "attaccare, legare, congiungersi". Se non vi è reciprocità non c'è coppia, ma solo un paio di persone. In un abbraccio se non ci si abbraccia vicendevolmente ci sono solo delle braccia che si stringono attorno ad un corpo immobile.

La vita di coppia deve essere un completamento non un tormento, come sempre più spesso avviene. Si costruisce in due e non deve essere un cruccio per chi è single o per chi è in crisi di coppia, ma un evento che deve venire ed avvenire spontaneamente proprio come il vento.

Talvolta la separazione è necessaria per il benessere proprio e ancor di più di quello dei figli. Ci sono persone che singolarmente sono "le migliori", ma in coppia o in una determinata coppia danno il peggio, perché non sono fatte per la vita di coppia o per stare insieme a quella persona cui si sono legate. Purtroppo gli "amori sbagliati" causano elevati costi personali, economici e sociali. Per quanto possa sembrare sciocco dirlo, è il caso di ribadire che prevenire è meglio che curare.

"In amore lo spreco peggiore è farsi sfuggire l'incontro giusto; nella vita lo spreco peggiore è passare il tempo pensando che sia illimitato, lo spreco del tempo" (lo scrittore Andrea De Carlo). Incontro giusto e investimento del proprio del tempo: alla base della coppia, alla base della famiglia. "Giusto" sta per "conforme" alla propria essenza, ai propri valori, al proprio indirizzo di vita e dentro lo si sente. Se si cade in ultimatum (es. "O ci sposiamo o ci lasciamo!"), compromessi (es. "Una domenica a casa dei miei, un'altra dai tuoi"), giustificazioni o altri circoli viziosi, sono segnali che non è l'incontro giusto e che si sta sprecando il tempo prezioso per tutti potendo causare conseguenze negative per sé, per l'altro e per altri cari, non ultimi i figli presenti e futuri. L'amore è un fatto intimo ma non privato perché è fonte di salute e salvezza (si veda in latino il termine polisemico "salus") per tutti, di quel "diritto alla felicità" - sancito negli ordinamenti giuridici di alcuni Paesi, dagli Stati Uniti al Giappone - che ognuno si deve.


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