Definizione e disciplina dello smaltimento dei rifiuti. Il ciclo della gestione dei rifiuti e i suoi obiettivi, la fase di smaltimento
Avv. Marco Sicolo - La corretta gestione dei rifiuti è uno dei temi più importanti nell'attuale scenario politico, economico e ambientale, perché implica la tutela di interessi di rango costituzionale, come il diritto alla salute e la tutela dell'ambiente.

Nell'esperienza degli ultimi anni, si sono purtroppo susseguiti svariati episodi di cattiva gestione, disservizi, reati e polemiche legati al settore della gestione dei rifiuti, e ognuno di noi ha spesso visto per le strade delle nostre città situazioni igieniche al limite della decenza.

Già questi aspetti rendono bene l'idea dell'urgenza e della rilevanza dell'argomento. Dall'altro alto, comunque, non si possono certo negare i notevoli passi in avanti registrati a livello normativo, sia a livello nazionale che comunitario, né va trascurata l'importanza della nuova consapevolezza sociale sul tema, con un'attenzione sempre crescente alle istanze connesse al tema dei rifiuti.

Nell'ambito della gestione dei rifiuti, particolare importanza riveste la fase dello smaltimento dei rifiuti, destinata a chiudere il ciclo di gestione ogni qual volta non sia possibile recuperare o sfruttare in altro modo i materiali di scarto.

Il ciclo di gestione dei rifiuti

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La principale normativa in materia, nel panorama legislativo italiano, è rappresentata dal c.d. Codice dell'Ambiente, il Testo Unico adottato con D.L. n. 152/06, sulla scorta delle indicazioni in materia dell'Unione Europea.

In base al dettato di tale provvedimento, la gestione dei rifiuti deve tendere all'ottimizzazione delle risorse e quindi a ridurre quanto più possibile la quantità di materiale da inviare alla fase di smaltimento rifiuti che, per espressa disposizione dell'art. 182 Cod. Amb., costituisce la fase residuale del ciclo di gestione.

In particolare, in base all'art. 179 del Codice citato, i criteri di priorità da osservare nella gestione dei rifiuti rispondono ad un rigido ordine gerarchico, che contempla le seguenti attività:

a) prevenzione;

b) preparazione per il riutilizzo;

c) riciclaggio;

d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;

e) smaltimento.

In base a tale previsione, il primo aspetto da prendere in considerazione nella gestione dei rifiuti è rappresentato dalla prevenzione, che implica l'adozione di tecniche e sistemi mirati a contenere la produzione dei rifiuti e la promozione dello sviluppo di tecnologie pulite, mirate ad un utilizzo più razionale delle risorse.

Riutilizzo, riciclaggio e recupero

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Nella scala di valori individuata dall'articolo in esame, seguono la preparazione per il riutilizzo dell'oggetto scartato e, in caso ciò non sia possibile, il riciclaggio dei materiali di cui esso è composto.

Ad esempio, il riutilizzo è quello che spesso avviene con le bottiglie e i contenitori intatti in vetro, mentre le operazioni di riciclo riguardano materiali come la plastica, la carta, i metalli e il vetro stesso. Tali operazioni sono favorite dalla diffusione delle pratiche di raccolta differenziata.

Rientra nel concetto di riciclo anche il compostaggio di materiale organico in agricoltura.

L'obiettivo del riciclo, analogamente a quanto avviene nell'attività di prevenzione sopra esaminata, è l'ottimizzazione delle risorse e la riduzione del quantitativo di rifiuti da condurre a smaltimento.

Per quanto riguarda il recupero di energia dai rifiuti, esso può avvenire con sistemi a freddo o a caldo, che prevedono l'ossidazione biologica, la gassificazione o l'incenerimento, anche con termovalorizzatori, che offrono la possibilità di ricavare energia elettrica o termica dall'intero processo.

Lo smaltimento dei rifiuti: definizione

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Tutte le fasi sopra esaminate lasciano, inevitabilmente, un residuo di rifiuti urbani o di rifiuti speciali che devono essere trattati con l'ultima opzione dell'elenco sopra esaminato, e cioè lo smaltimento, che avviene principalmente in discarica.

In base all'art. 183, lett. z) del Codice dell'Ambiente, per smaltimento dei rifiuti deve intendersi "qualsiasi operazione diversa dal recupero, anche quando l'operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia".

A titolo esemplificativo, il Codice individua quali attività di smaltimento il deposito sul o nel suolo (discarica), il trattamento in ambiente terrestre con biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nel suolo, le iniezioni in profondità, lo scarico dei rifiuti solidi nell'ambiente idrico, il seppellimento nel sottosuolo marino e poi, ancora, trattamenti biologici o chimici che danno origine a evaporazione, essiccazione, calcinazione, incenerimento a terra o in mare e depositi permanenti.

Disciplina dello smaltimento e gestione di una discarica

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in ogni caso, è disposto che lo smaltimento dei rifiuti debba essere eseguito in condizioni di sicurezza e "senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che possano recare pregiudizio all'ambiente".

L'avviamento a smaltimento, a norma dell'art. 182 Cod. Amb., deve essere preceduto da apposita verifica dell'impossibilità tecnico-economica di procedere a operazioni di recupero dei rifiuti.

Le attività di smaltimento in discarica sono disciplinate nel dettaglio dal D.lgs. 36/03, che distingue tre diverse categorie di discarica (per rifiuti inerti, non pericolosi e pericolosi) e detta precise disposizioni per la realizzazione e gestione delle discariche nel rispetto della salute e dell'ambiente.

A norma del Codice, lo smaltimento dei rifiuti urbani non differenziati deve avvenire attraverso una rete integrata e adeguata di impianti e, salvo appositi accordi o stati di emergenza, risulta vietato smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in regioni diverse da quella di produzione.


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