Cosa sono i Bridge Transfers e perchè si realizzano. Guida all'utilizzo, all'evoluzione e alle finalità della pratica dei "Bridge Transfers" nel calcio professionistico

di Lucio Mazzei - Nel 2015 la FIFA ha introdotto il divieto di ricorrere a TPO (Third Party Ownership), ovvero ad un accordo in cui una terza parte acquista l'intera proprietà o una percentuale del cartellino di un calciatore da un club, con l promessa di ricevere l'intera somma o una percentuale del valore della futura rivendita del calciatore.

È probabile dunque che molti dei quali erano soliti investire in TPO ricorrano (ed è già successo) a soluzioni alternative per continuare ad investire nel mercato del football.

Una di queste è rappresentata senza dubbio dai cosiddetti "bridge transfers", emersi largamente negli ultimi anni e molto diffusi soprattutto in Sud America.

Cosa sono i bridge Transfers

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Un "Bridge Transfer" si realizza quando un club viene usato come "ponte intermedio" nel trasferimento dal club di origine a quello di destinazione.

Ha principalmente 3 caratteristiche:

- viene realizzato per nessuna apparente finalità sportiva;

- vede sempre la presenza di 3 club coinvolti: il club di origine (dove il calciatore era inizialmente tesserato), il "bridge club", che sarà con ogni probabilità un team di livello inferiore rispetto a quello cui possa ambire il giocatore e, infine, il club di destinazione, quello interessato sin dall'inizio alle prestazioni dello sportivo;

- il calciatore rimane tesserato per un lasso di tempo molto breve con il club-ponte e nella maggior parte dei casi non gioca neanche un match ufficiale con lo stesso.

Perchè si realizzano i bridge transfers

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Le ragioni principali per cui si fa ricorso a questo tipo di trasferimenti sono essenzialmente tre: la riduzione dei costi del meccanismo di solidarietà e/o dell'indennità di formazione, l'evasione fiscale o quantomeno la riduzione dell'imposizione fiscale e, come già accennato, l'aggiramento delle norme sul divieto di TPO imposto dalla FIFA.

Bridge transfers e indennità di formazione

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In relazione all'indennità di formazione, ha fatto giurisprudenza il caso che ha coinvolto il MTK Budapest e l'FC Internazionale di Milano.

Nel 2009, infatti, l'Inter era molto interessata alle prestazioni di un giovane calciatore del MTK Budapest, nonché capitano dell'Ungheria Under 19, ma dopo aver negoziato a lungo infruttuosamente per l'acquisizione del promettente giocatore, lo stesso si accasò tra le fila di un club del campionato maltese.

Dopo solo 10 giorni a Malta, però, l'ungherese venne trasferito all' Inter: tale rapidità dimostrò che il club maltese avesse svolto un compito esclusivo di bridge-club in accordo con l'Inter per diminuire i costi dell'indennità di formazione.

Facendo riferimento alle norme del FIFA RSTP, infatti, se il giocatore fosse stato trasferito direttamente dal MTK Budapest all' Inter, il club meneghino avrebbe dovuto sborsare la cifra di 160.000 € per le 3 stagioni in cui la squadra ungherese aveva formato il giovane.

La squadra ungherese, di conseguenza, fece ricorso al TAS di Losanna e dopo aver studiato il caso, il Panel costituito del Tribunale Arbitrale, ritenendo che il trasferimento a Malta fosse illogico e che l' unica società a beneficiare effettivamente delle prestazioni del calciatore fosse il club nerazzurro, decise di condannare l'Inter al pagamento dell'indennità di formazione alla squadra magiara.

I bridge transfers e il meccanismo di solidarietà

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La pratica del "transfer bridge", poi, è stata utilizzata numerose volte per ridurre il contributo del meccanismo di solidarietà quando sia il club-ponte che il club di destinazione erano affiliati alla stessa Federazione calcistica: solo il primo trasferimento (tra club di origine e bridge club), infatti, sarà soggetto al contributo di solidarietà (e sarà fissato ad un ammontare di prezzo più basso, mentre il secondo (che avverrà per il prezzo reale del trasferimento) sarà un trasferimento cd. domestico, ovvero tra club appartenenti alla stessa Federazione e quindi non sarà necessario alcun contributo solidaristico.

Evoluzione dei TPO (Third Party Ownership)

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Come già accennato, poi, spesso i bridge transfers servono ad aggirare i divieti imposti dalle norme FIFA (in particolare dal FIFA RSTP) agli agenti o intermediari di acquisire i diritti economici dei giocatori.

Controllando un club, infatti, coloro che in precedenza possedevano TPO, sono ancor più incentivati ad investire in calciatori assicurandosi che il loro investimento è almeno sulla carta in totale conformità con i Regolamenti della FIFA, rendendo di fatto i bridge transfer " a way to anchor a players economic rights".

Bridge transfers ed evasione fiscale

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È palese, inoltre, che questo tipo di trasferimenti servano a ridurre la tassazione o a nascondere quello che è il vero beneficiario dell'esborso economico.

Spesso, infatti, gli stessi vengono realizzati in paradisi fiscali o con club di Paesi dove comunque si ha una tassazione inferiore, come Uruguay, Svizzera o Cile.

In tal caso, il prezzo del primo trasferimento sarà più basso proprio perchè sottoposto ad una tassazione molto più alta mentre il secondo (quello dal bridge club al club di destinazione) sarà concluso per una cifra più alta, perché tassato molto meno.

Un altro uso molto frequente è quello finalizzato a mascherare un pagamento per il trasferimento di un calciatore: i giocatori che vengono acquistati a parametro zero, infatti, tendono a ricevere stipendi molto più alti rispetto a colori i quali vengono ceduti da un club all' altro e per questo motivo un calciatore ed un bridge club spesso decidono di suddividersi la cifra pagata dal club di destinazione al momento dell'acquisto del cartellino per pagare una quota meno elevata di tasse.

Conclusioni

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I bridge transfers, come abbiamo visto, rappresentano un fenomeno in forte crescita a livello globale e mentre inizialmente coinvolgevano solo club di medio-basso livello (opportuno ricordare i casi di squadre come il Club Deportivo Maldonado e Institución Atlética Sud américa in Uruguay o del F.C Locarno in Svizzera) con il passare del tempo han finito per coinvolgere anche squadre di livello più elevato come Instituto Atlético Central Cordoba, Independiente, Rosario Central e Racing Club in Argentina.

Paesi come il Cile e l'Uruguay, d'altronde, sono stati considerati veri e propri "paradisi fiscali sportivi" e molteplici club come Unión San Felipe, Rangers Talca, Fénix, Progreso, Bella Vista, Cerro, Boston River e Rampla sono stati utilizzati per fungere da bridge club in caso di trasferimenti di calciatori di calciatori di livello ben più elevato, che razionalmente mai avrebbero potuto scendere in campo con società così poco blasonate.

Appare ormai chiaro, dunque, che le squadre professionistiche che fungono da bridge club operano in due campi, distinti ma al tempo stesso complementari: quello sportivo, per il quale si acquistano e vendono giocatori per la squadra e quello economico-finanziario, dove si acquistano e rivendono giocatori esclusivamente con il fine di ottenere in cambio una percentuale dell'ammontare complessivo della trattativa tra il club originario e quello di destinazione.

La FIFA ha il difficile compito di provare la "simulazione" e non è semplice ed evidente in tutti i casi: se da un lato, infatti, si viene a conoscenza del reale motivo (non sportivo) di un trasferimento, magari dopo anni di cessioni consecutive in prestito, dall' altro, fino ad oggi, non vi sono ancora articoli nel FIFA RSTP che proibiscono e sanzionano trasferimenti di un calciatore professionista per mere finalità economiche e non sportive.


Lucio Mazzei e' un praticante Avvocato e socio AIAS dal 2017. Laureato presso l'Università Commerciale "Luigi Bocconi" di Milano con tesi in Diritto Sportivo su "il contratto di prestazione sportiva professionistica". Ha partecipato al Corso di Perfezionamento in Diritto e Giustizia Sportiva dell'Università degli Studi di Milano nel 2017, ha frequentato il Master LLM in International Sports Law presso l'ISDE (Instituto Superior de Derecho y Economía) di Madrid ed ha lavorato presso la Procura Federale FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio).

Attualmente lavora presso lo Studio Legale Gonzalez Mullin & Kasprzyk Asociados a Montevideo, Uruguay.

e-mail: mazzei.lucio@yahoo.it


Foto: 123rf.com
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