POSTA e RISPOSTA n°110 ospita la lettera di Maria che non si chiama Maria ma io la chiamerò così, memore di quel che sosteneva Jorge Amado, perché colei che mi ha scritto alle h.18:09 del 9 set '11 non vuol comparire, giustamente, con le proprie generalità: "Devo dare ragione al signore che scrive delle condizioni inumane che regnano nelle nostre carceri, ma non da ora, già 24 anni fa per esperienza personale posso garantire che le carceri erano ultrapiene, anche senza la scusa degli extracomunitari, a Roma, REBIBBIA femminile, nei camerotti, le detenute stavano in 5 o 6, e nel carcere di Buoncammino a Cagliari, in 5 dentro una mezza caverna buia, .... il ricordo ancora mi mette i brividi, per 6 mesi in carcere senza sapere il perchè, e per 5 mesi ai domiciliari, una grande tortura, sapere che hai una porta che puoi aprire, ma se lo fai torni all'inferno.... dio ci scampi e liberi da certi 'GOVERNI DEMOCRATICI'......non mettete il mio nome grazie". - Grazie pseudo-Maria per il coraggio che hai avuto di rivangare i tuoi ricordi ricacciati in chissà quale ...caverna della Tua memoria. La Tua lettera è icastica, rappresenta la realtà e mi è apparso quell'antro buio del Carcere di Buoncammino che hai così incisivamente descritto. Rimani in contatto con Studio Cataldi, riscrivici altre volte, se vuoi e puoi.
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