Gli enti sportivi sono tenuti a garantire la tutela alla salute dei loro tesserati e devono pertanto fare in modo che chi pratica sport agonistici si sottoponga a visita medica. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione spiegando che, se ciò non accade, si rischia di pagare un maxi risarcimento. Sulla base di questo principio gli Ermellini hanno convalidato una condanna al pagamento di più di 270.000 euro inflitta ad un'associazione sportiva in favore della moglie di un calciatore piemontese che era stato colto da un malore durante una partita di calcio ed era morto poi negli spogliatoi in seguito ad ischemia miocardica. Nel corso del giudizio si era accertato che lo sportivo era stato ammesso al torneo senza essere sottoposto a visita medica con relativo esame elettrocardiografico sotto sforzo.
Questo accertamento, spiega la Corte, avrebbe messo in evidenza una patologia di cui era affetto il calciatore. La società sportiva è stata quindi condannata a risarcire i danni patrimoniali e non patrimoniali dalla Corte d'appello di Torino, e la condanna è stata ora confermata in cassazione. Inutile il tentativo di difendersi da parte dell'associazione sportiva che aveva provato a sostenere che la competizione a cui aveva preso parte il calciatore non doveva considerarsi agonistica. Altre informazioni su questa setnenza La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell'Acsi e ha sottolineato che "gli enti sportivi sono tenuti a tutelare la salute degli atleti anche attraverso la prevenzione di eventi pregiudizievoli la loro integrita' psicofisica e ne rispondono in relazione all'operato dei propri medici e del personale". Pertanto, aggiunge piazza Cavour, "il non avere l'Acsi predisposto un regolamento del torneo con la previsione dell'obbligo di visita medica e il non avere l'associazione sottoposto a visita medica Giancarlo V. o quantomeno chiesto idonea e adeguata certificazione medica ai fini della partecipazione al torneo, di natura agonistica, comporta il sorgere della responsabilita' con consequenziale obbligo al risarcimento dei danni". L'Acsi e' stata inoltre condannata a sborsare 7200 euro per le spese processuali.

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