Quel "pasticciaccio brutto" dei dirigenti illegittimi delle Entrate. Facciamo il punto
di Marina Crisafi - Sono passati ormai diversi giorni dalla “bomba” fatta scoppiare dalla Corte Costituzionale con la sentenza che ha bocciato 767 dirigenti dell'Agenzia delle Entrate (oltre ad altri 400 di Dogane e Territorio) mandando letteralmente ko l'operatività degli uffici del fisco in una fase, peraltro, molto delicata (basta pensare all'avvio prossimo del 730 precompilato, alla fatturazione elettronica, alle procedure di voluntary disclosure, ecc.).
Facciamo il punto sulla vicenda:
La sentenza
La Corte Costituzionale, con sentenza n. 37/2015, pubblicata il 25 marzo scorso in Gazzetta Ufficiale, ha dichiarato l'illegittimità delle norme che hanno consentito il conferimento di incarichi apicali senza concorsi (leggi l'articolo “Corte costituzionale: nulli gli atti dell'Agenzia delle Entrate e nulle le cartelle Equitalia firmate e trasmesse da 'dirigenti di fiducia'”).Ciò ha comportato l'illegittimità costituzionale della nomina di 767 dirigenti dell'Agenzia delle Entrate (oltre ai 400 circa delle Dogane e del Territorio), in realtà funzionari promossi ai ruoli dirigenziali senza lo svolgimento di un regolare concorso (tramite il ricorso alle norme, appunto, bocciate dalla Consulta) e, dunque, la loro “retrocessione” nelle qualifiche originarie (con relativi stipendi decurtati).
Un ente decapitato
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, i 767 dirigenti illegittimi dell'Agenzia delle Entrate sono stati “retrocessi” al ruolo originario di funzionari, con relativa decurtazione (circa la metà) degli stipendi.
Un declassamento che crea non pochi problemi al fisco italiano che si è visto decapitato della gran parte dei livelli apicali, ridotti a 300 su circa 41mila dipendenti. Numero certamente non sufficiente, che corrisponde, come ha precisato nei giorni scorsi lo stesso direttore Rossella Orlandi, ad un rapporto di uno ogni 40 persone, e che si attesta molto più basso rispetto a quello delle altre pubbliche amministrazioni, normalmente di uno a 8 o di uno a 10.
Si attende, dunque, una soluzione in tempi rapidi perché di certo la struttura non si può fermare anche in vista dei numerosi cambiamenti che vedono protagonista proprio l'Agenzia delle Entrate (fatturazione elettronica, 730 precompilato, voluntary disclosure, ecc.).
Il rischio “pioggia” di ricorsi
Al caos creato a livello apicale è andata ad aggiungersi la questione dei ricorsi. Da più parti, infatti, si sostiene che la conseguenza dell'illegittimità della nomina dei dirigenti delle Entrate è l'inesistenza degli atti dagli stessi firmati, in quanto privi del potere per farlo, e, dunque, la decadenza di migliaia di provvedimenti impositivi firmati (ergo di cartelle esattoriali Equitalia).
Non hanno dubbi le associazioni dei consumatori che hanno già annunciato una class action per tutelare gli interessi dei contribuenti, né gli studi legali che si stanno organizzando per assistere i contribuenti che decidono di impugnare gli atti sottoscritti dai dirigenti illegittimi (scarica fac-simile della formula per il ricorso contro le cartelle Equitalia).
Anzi, secondo le notizie apparse su diversi media, i ricorsi già stanno fioccando e sono arrivate le prime pronunce favorevoli da alcune commissioni tributarie, mentre sembra sia scomparso dal sito dell'Agenzia delle Entrate il file contenente i nomi dei dirigenti dichiarati illegittimi dalla Corte Costituzionale (leggi gli articoli: "I dirigenti illegittimi: caos Agenzia Entrate"; "Dirigenti illegittimi alle Entrate: accolti i ricorsi?"; “Agenzia delle Entrate, gli atti ‘illegittimi' dei dirigenti illegali annullati").
Il punto di vista delle Entrate e del Governo
A frenare l'arrivo della “pioggia” di ricorsi ci pensano il Governo e la stessa Agenzia delle Entrate che esprimono parere nettamente contrario.
Se per il ministro Padoan, la legittimità degli atti non è assolutamente posta in discussione, la direttrice Orlandi si spinge oltre per stroncare le ipotesi prospettate dalle associazioni dei consumatori, affermando che non solo i ricorsi faranno spendere inutilmente soldi ai contribuenti, ma che sono addirittura “vergognosi”.
La Orlandi punta il dito sul fatto che le somme contenute nelle cartelle riguardano importi dovuti a titolo di tributi dai soggetti che non hanno pagato e dunque, si tratta di risorse per i cittadini, il cui mancato pagamento ricadrebbe sulla collettività.
Inoltre, la questione inerente gli incarichi dirigenziali, secondo la linea sostenuta da Entrate e Governo, non si riflette sull'idoneità degli atti emessi dall'ente impositore, prima di tutto perché la legge consente ai manager pubblici “salvati” di delegare compiti e responsabilità ad altri funzionari, e, dunque, anche agli ex dirigenti decaduti, garantendo così la validità degli atti per via della continuità degli uffici. In subordine, perché ai fini della validità dell'atto tributario, è sufficiente la provenienza dello stesso dall'ufficio per renderlo idoneo ad esprimerne all'esterno la volontà.
La soluzione “ponte” e l'ipotesi del concorso
Intanto, com'è ovvio si cerca una soluzione. Quella “ponte” è stata individuata nell'attribuzione ad interim ai dirigenti legittimi rimasti delle funzioni precedentemente assegnate a quelli illegittimi, i quali, potranno comunque operare (seppur degradati a funzionari e con stipendi da funzionari), attraverso le deleghe ricevute dai propri superiori.
Entro la fine della settimana, inoltre, si prevede un incontro tra il Governo e i vertici delle Agenzie interessate dalla pronuncia di incostituzionalità, per fare il punto della situazione e trovare una soluzione “strutturale” e non transitoria.
Scartata l'idea iniziale di un decreto o di un provvedimento parlamentare, l'unica strada percorribile sembra l'ipotesi del concorso.
Ipotesi però che fa nascere da subito due questioni principali. La prima riguarda i tempi che sono destinati inevitabilmente a protrarsi a lungo. La seconda riguarda la posizione degli ex dirigenti, i quali, salvo apposito decreto attuativo che garantisca una corsia preferenziale a coloro che hanno già svolto funzioni dirigenziali, dovranno concorrere in un concorso pubblico per esami, ossia aperto a tutti, con il rischio, dunque, di un mancato superamento.
Marina Crisafi
Autore: Marina Crisafi