Sindaci attenzione, dovete anche voi rispettare le regole di cui siete voi stessi autori. Il monito viene dalla Corte di Cassazione. Anche i primi cittadini dunque sono passibili di condanna penale se non rispettano i propri regolamenti. Sulla scorta di tale principio la Corte ha convalidato una condanna per minacce nei confronti di un sindaco multato da un suo vigile per avere percorso una strada in senso vietato. Nell'occasione il primo cittadino aveva detto 'Io sono il tuo capo, devi obbedire ai miei ordini, domani ti voglio nel mio ufficio a rapporto'. Il vigile rilevato che il sindaco stava transitando in una zona interdetta al traffico proprio per una sua ordinanza sindacale, aveva proceduto a multarlo. Di qui la risposta minacciosa che ha fatto finire il caso in tribunale. I giudici di merito hanno accertato la sussistenza del reato di minacce
disponendo anche un risarcimento di 5 mila euro. Inutile il ricorso in Cassazione in cui si era cercato di attenuare la pena sulla base del rilievo che la frase era stata pronunciata in uno stato di 'ira sociale davanti all'arroganza della vigilessa animata dalla smania di censurare pubblicamente il sindaco'. La Corte (sentenza 19021/2009), ha respinto il ricorso evidenziando che la decisione dei giudici di merito è legittima perchè "l'imputato era sempre il capo dell'amministrazione comunale e si trovava in una situazione di superiorita' gerarchica rispetto alla parte offesa', per cui 'la minaccia era certamente grave proprio in considerazione della subordinazione gerarchica'.

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