Lo afferma la Corte di Cassazione (sentenza 4 dicembre 2014, n. 50873). In quell'ora indagini e ricerche sono proseguite senza interruzioni

Si può riconoscere la "quasi flagranza" di reato se è passata un'ora tra il fatto e l'arresto.

Lo afferma la Corte di Cassazione (sentenza 4 dicembre 2014, n. 50873)  occupandosi del caso di un imputato a cui il tribunale di Prato aveva convalidato l'arresto e disposto procedersi a giudizio direttissimo.


L'imputato si era rivolto alla Suprema Corte sostenendo che il Tribunale non avrebbe potuto convalidare l'arresto mancandone i presupposti dato che nella specie era passata almeno un'ora dei fatti.


Secondo la Cassazione, però, che ha condiviso la requisitoria del procuratore generale, nel caso di specie la Polizia Giudiziaria "ha provveduto a raccogliere, nell'immediatezza del fatto, le dichiarazioni della persona offesa e di un testimone" e, "essendo trascorsa poco più di un'ora tra il fatto contestato e l'arresto, l'operato della Polizia Giudiziaria non può ritenersi illegittimo perché in questo lasso di tempo le indagini e le ricerche sono proseguite senza soluzione di continuità".

La Cassazione fa riferimento a una parte della giurisprudenza (che i giudici di legittimità ritengono di condividere) che è concorde nel ritenere che il concetto di "quasi fragranza" debba essere inteso in senso tecnico-giuridico e non solo in senso "strettamente etimologico". 

Sotto questo profilo la "quasi flagranza" deve ricomprendere anche l'azione di ricerca posta in essere dalla polizia giudiziaria, una volta venuta a conoscenza del reato, anche se questa non si è immediatamente conclusa. L'unica condizione richiesta è che tale azione si sia protratta senza soluzione di continuità.

Qui sotto il testo della sentenza.

Cassazione Penale testo sentenza 4 dicembre 2014, n. 50873

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