La crisi dell'avvocatura si riflette senza ombre nella scelta di molti di cambiare completamente vita

di Valeria Zeppilli - Cancellarsi dall'albo degli avvocati per fare il becchino? E' quanto è avvenuto a Verona, dove un legale si è cancellato dall'ordine per partecipare ad un concorso comunale bandito per coprire un posto di becchino. A parlarne, in un convegno ad hoc organizzato alla Liuc di Castellanza, sulla crisi delle professioni è il presidente dell'ordine degli avvocati di Busto Arsizio, Angelo Proserpio. Quello del becchino è certamente un esempio estremo, evidenziato nel corso del convegno raccontato da VareseNews, ma che ben rappresenta la crisi attraversata da molte professioni italiane, e in primis da quella forense. Una crisi determinata dai più svariati fattori e condizionata dall'inefficienza del sistema giustizia e dalla sfrenata concorrenza. Ma non solo. Ad entrare in gioco è anche una vera e propria trasformazione della figura dell'avvocato, che si ritrova ad operare non soltanto come il difensore dei diritti ma altresì come professionista che fornisce "servizi" in una logica di mercato sempre più competitiva.

Un cambiamento radicale, dunque, per molti difficile da fronteggiare e che porta non solo alla metamorfosi estrema da avvocato a becchino, ma anche ad altre strade, spesso anche vincenti, aventi tuttavia il medesimo obiettivo di cambiare la propria vita e di scappare dalla frustrazione che l'avvocatura moderna è in grado di riservare a chi ne fa parte (leggi: "Fare l'avvocato? Meglio aprire un b&b").

La ricerca estrema di un posto fisso, in tutte le sue forme, o di un'attività comunque remunerativa e soddisfacente, diviene in sostanza più appetibile di una professione che, a detta di molti, sta perdendo le sue risorse.

Il "lasciare", infatti, non denota sempre coraggio di cambiare ma disagio nel continuare ad affrontare ciò per cui si è studiato e lottato per anni.

Da qui, la necessità di un'inversione di rotta, di una "diversa consapevolezza" dell'avvocato che va declinata in due direzioni, come ha dichiarato il direttore della scuola di diritto dell'ateneo di Castellanza, Alberto Malatesta. Oggi, la categoria vive "una doppia dimensione", afferma infatti il professore della Liuc: da un lato "quella tradizionale, l'avvocato come soggetto che tutela i diritti, cioè portatore di funzioni sociali fondamentali - dall'altro - il prestatore di servizi che agisce in una dimensione di mercato". Una duplicità che fa discutere ma che forse è la chiave del primo passo da compiere per risalire la china.

Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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