Si è concluso in questi giorni il processo per le stragi compiute nel corso delle dittature sudamericane negli anni '70-'80

di Luisa Foti - Si è concluso nei giorni scorsi il processo Condor, procedimento celebratosi in Italia davanti alla Corte d'Assise di Roma, per accertare le responsabilità dei alcuni esponenti delle giunte militari dei paesi del Cono Sud, negli anni '70 e '80, per l'uccisione e la sparizione di 23 cittadini di origine italiana all'interno del Piano Condor che prevedeva la repressione e la eliminazione fisica degli oppositori politici di sinistra e di ogni altro colore politico.

Il processo è terminato nei giorni scorsi e i giudici della terza sezione della Corte d'Assise di Roma hanno emesso 19 assoluzioni e solo 8 condanne. La sentenza è arrivata dopo due anni di dibattimento e quasi vent'anni di indagini iniziate nel 1999 grazie alla denuncia dei familiari dei desaparecidos e all'azione del pubblico ministero Giancarlo Capaldo.

Molte le assoluzioni e poche le condanne: fa discutere, in particolare, la decisione su Nestor Troccoli, detto "il torturatore", appartenente ai servizi segreti uruguaiani, assolto per non aver commesso il fatto, così come fanno discutere le assoluzioni di tutti gli altri imputati uruguaiani, ad accezione per Juan Carlos Blanco, ex ministro degli esteri dell'Uruguay. Condannati all'ergastolo anche i cileni Hernán Jerónimo Ramírez Ramírez, responsabile della repressione politica della provincia di Cautin dopo il Golpe dell'11 settembre 1973, Rafael Ahumada Valderrama, ufficiale dell'esercito del reggimento Tanca, i boliviani Luis García Meza Tejada, presidente della Bolivia dall'80 all'81, Luis Arce Gómez, ex ministro dell'interno e i peruviani Francisco Morales-Bermúdez Cerruti, presidente dal '75 al 1980, Pedro Richter Prada, ex primo ministro e Germán Ruiz Figueroa, a capo dei servizi segreti.

Il principio di territorialità e le sue deroghe


Oltre ad averci raccontato una pagina di storia lontana nel tempo e sconosciuta ai più e a rappresentare una battaglia incessante che da oltre trent'anni coinvolge i familiari delle vittime della desaparicion per avere giustizia, il processo Condor presenta degli elementi di interesse giuridico per essere un procedimento avente ad oggetto il perseguimento di delitti commessi all'estero, in deroga al principio generale che regge il diritto penale e cioè il principio di territorialità sancito dall'art. 6 c.p. secondo il quale "chiunque commetta un reato nel territorio dello Stato è punito secondo la legge italiana. Il reato si considera commesso nel territorio dello Stato quando l'azione o l'omissione, che lo costituisce, è ivi avvenuta in tutto o in parte, ovvero si è ivi verificato l'evento che è la conseguenza dell'azione o omissione".
Inoltre, in base all'art. 3 c.p. "la legge penale italiana obbliga tutti coloro che, cittadini o stranieri, si trovano nel territorio dello Stato" e, ex art. 4 c.p., "agli effetti della legge penale, è territorio della Repubblica ogni luogo soggetto alla sovranità dello Stato".

La maggior parte degli Stati moderni, così come quello italiano, adotta il principio di territorialità quale principio base dell'ordinamento nonostante esistano delle deroghe così ampie che possa dirsi che l'ordinamento, benché retto da tale principio, rivela una sostanziale tendenza alla "universalità" della legge penale italiana.

Il principio di territorialità si affianca alle sue deroghe espresse previste dagli articoli successivi ai principi generali del codice penale: oltre a quelle previste dagli artt. 7 (i delitti commessi all'estero incondizionatamente), 9 (i delitti comuni commessi dal cittadino all'estero) 10 (i delitti comuni commessi dallo straniero all'estero), l'art. 8 c.p. stabilisce che su richiesta del Ministero della giustizia, si possa perseguire un delitto commesso all'estero se il delitto ha offeso un diritto politico di un cittadino italiano. Che cosa debba intendersi per delitto politico ce lo spiega lo stesso art. 8 c.p., individuando il delitto oggettivamente e soggettivamente politico e cioè "ogni delitto che offende un interesse politico dello stato, ovvero un diritto politico del cittadino. È altresì considerato politico il delitto comune determinato, in tutto o in parte, da motivi politici".

La Suprema Corte ha avuto modo di esprimersi sul tema nel 2004 a proposito di un altro processo instaurato in Italia a carico di un esponente del cessato regime militare argentino al quale si addebitava la commissione di reati che hanno causato moltissime sparizioni forzate di cittadini italiani in Argentina, in esecuzione di uno stesso disegno criminoso collegato al Plan Condor. Secondo la Cassazione (n. 23181/2004), sono da qualificarsi come politici, ai sensi dell'art. 8 c.p. "i delitti quali l'omicidio volontario, il sequestro di persona e le lesioni personali volontarie che siano stati commessi in territorio estero in danno di cittadini italiani non in circostanze occasionali ma in esecuzione di un preciso piano criminoso diretto alla eliminazione fisica degli oppositori ad un determinato regime senza il rispetto di alcuna garanzia processuale ed al solo scopo di contrastare idee tendenze politiche delle vittime, in quanto iscritte a sindacati, partiti politici o associazioni universitarie".

Fonti

F. Mantovani, Diritto Penale, Cedam, Padova, 2013, pp. 901 e seg.

Cass. Pen. 28 aprile 2004, n. 23181

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