Le notizie false e infondate sarebbero idonee a integrare la fattispecie di procurato allarme

di Lucia Izzo - Il web ha reso l'informazione facilmente accessibile, veloce, prontamente aggiornata, ma ha reso possibile anche la diffusione incontrollata di quelle che in gergo vengono chiamate "bufale" ossia notizie prive totalmente o parzialmente di fondamento, ritoccate o infarcite di particolari più o meno verosimili al mero scopo di catturare l'attenzione o suscitare allarmismi.


In effetti, parte di queste notizie false, nonostante vengano poi scoperte e smentite, sono capaci di ingenerare un panico costante nei lettori, convinti della veridicità di quanto letto. Ma vi è di più: la diffusione di bufale può anche integrare un vero e proprio reato, in particolare quello di procurato allarme laddove la news annunci, ad esempio, pericoli inesistenti o calamità infondate.


L'art. 658 del Codice Penale punisce, infatti, con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda da 10 a 516 euro, chiunque annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l'Autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio. Esempi concreti, soprattutto in relazione alle emergenze credibili, sono le segnalazioni su atti di terrorismo. La norma in esame è diretta a tutelare l'ordine pubblico, preservando nello specifico la sicurezza e la tranquillità dei consociati.


Come ha dichiarato Giulio Catuogno, Segretario generale COISP Napoli, al sito expartibus.it "Se speculare sulle notizie è un fatto grave, generare allarme come sta capitando in questi giorni a Napoli è un reato. Immaginare che il terrorismo possa colpire in giornate di festa è cosa nota, ma i messaggi mendaci senza alcun fondamento diffusi proprio con l'intento di infondere terrore non sono utili a nessuno, anzi, a nostro avviso, fanno proprio il gioco del terrorismo internazionale".


Per il segretario tali messaggi andrebbero segnalati alla Polizia e bloccati immediatamente, in quanto " Diffondere messaggi che generano psicosi e allarme sociale è un reato perseguibile per legge". Addirittura, in tempi recenti anche Facebook, il celebre social network, ha dichiarato ufficialmente guerra alle "fake news", attivando un servizio che consente agli utenti di segnalare le presunte bufale (per approfondimenti: Facebook: arriva il tasto per segnalare le "bufale").


Il "pulsante antibufala" sarà testato nei prossimi giorni e le notizie segnalate verranno poi analizzate da un team di fact-checker che ne verificherà l'attendibilità. Un rimedio resosi necessario a causa del fenomeno della "viralità" di cui il celere social è un protagonista costante, in quanto agevola suo malgrado la diffusione rapida e incontrollata di notizie false e, addirittura, potenzialmente pericolose per le persone che vi fanno affidamento.




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