La Cassazione si occupa del caso di una finta suora che usava i santini per approcciare le sue vittime

di Marina Crisafi - Vestita da suora con base logistica a Roma aveva messo a segno numerosi colpi in tutta Italia, approfittando degli abiti indossati e dei "santini" per conquistare la fiducia delle vittime, soprattutto persone anziane, riuscendo così ad entrare nelle loro case e portando via denaro e preziosi. Ad incastrare la finta suora le dichiarazioni delle persone offese e il riconoscimento fotografico dalle stesse effettuato. Per lei si profila la condanna di furto, aggravato dal mezzo fraudolento utilizzato, confermata definitivamente dalla Cassazione (sentenza n. 12963/2016 qui sotto allegata).

Gli Ermellini, concordando con i giudici di merito hanno ritenuto che date le modalità di perpetrazione dei delitti, "tutti posti in essere avvalendosi l'agente di argomenti di natura religiosa per abbordare le sue vittime" secondo uno schema abituale, quasi "rituale" nonché la circostanza che, all'atto del suo arresto, la stessa era stata trovata in possesso, oltre che della refurtiva sottratta anche di numerosi opuscoli religiosi e figurine rappresentanti immagini sacre", non sussistono dubbi sulla responsabilità "schiacciante" dell'imputata.

Logico dunque parlare di furti aggravati e inevitabile la condanna definitiva a 3 anni e 7 mesi di carcere oltre a 500 euro di multa.

Cassazione, sentenza n. 12963/2016

Foto: 123rf.com
Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: