Il volume promosso dall'associazione Luca Coscioni è stato presentato ieri, in occasione della giornata contro il narcotraffico, a Roma nella sala stampa della Camera

di Gabriella Lax - Il Testo Unico, noto ancora come Jervolino-Vassalli, dopo 30 anni è la causa principale di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri. Se nel mondo la media degli arresti per reati connessi alle droghe è intorno al 20%, in Italia siamo stabili al 30%.

I dati del decimo "Libro bianco sulle droghe"

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Questi sono alcuni dei dati contenuti nel X Libro Bianco sulle droghe, promosso da Associazione Luca Coscioni, La Società della Ragione insieme a Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA con l'adesione di A Buon Diritto, Arci, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, ITARDD, LegaCoopSociali, LILA, e presentato ieri alla Camera dei Deputati in occasione della giornata internazionale contro il narcotraffico.

Il volume contiene dati elaborati sulla base di quanto ottenuto dai ministeri competenti, passa in rassegna le politiche messe in atto dal Governo e presenta commenti sui danni collaterali del Testo Unico sulle droghe. È stato illustrato nel quadro della campagna internazionale Support Don't Punish (200 eventi in 4 paesi) a difesa dei diritti di chi usa sostanze. Tra i contributi anche un testo di Marco Perduca sulla cannabis e alcune traduzioni di Guido Long.

Droghe, i danni del proibizionismo

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Senza gli arresti dovuti al proibizionismo il sistema penitenziario italiano rientrerebbe nella legalità costituzionale. Il testo demolisce alcune mistificazioni spesso utilizzate per generare paura contro riforme anti-proibizioniste: solo l'1.14% degli incidenti stradali (dati della Polizia Stradale 2018, ISTAT e DPA) avviene in violazione dell'art. 187 del codice della strada (guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti).

Anche i dati della sperimentazione dello screening rapido su strada indicano che a poco più dell'1% dei conducenti risulta positivo ai test. Di questi una media superiore al 20% viene "scagionato" dalle analisi di laboratorio. Solo 14.118 dei 47.258 ingressi in carcere nel 2018 sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell'art. 73 (detenzione a fini di spaccio) della legge. Si tratta del 29,87%, un'inversione di tendenza dal 2013 quando a seguito della sentenza Torreggiani della CEDU e dalle modifiche occorse a seguito della decisione della Consulta di cancellare buona parte della legge "Fini-Giovanardi" furono registrati numeri di arresti con la media mondiale.

Ancora, dei quasi 60.000 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2018 ben 14.579 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico (sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio). Altri 5.488 in associazione con l'art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti), solo 940 esclusivamente per l'art. 74. Questi ultimi rimangono sostanzialmente stabili (anzi diminuiscono di alcune decine di unità). Nel complesso vi è però un aumento secco del 6,5% rispetto all'anno precedente.

Gli altri dati del X libro bianco

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Solo 16.669 dei 59.655 detenuti al 31 dicembre del 2018 sono ritenuti tossicodipendenti, si tratta del 27,94% del totale. Una percentuale che supera il picco raggiunto dall'entrata in vigore della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007), numeri successivamente riassorbiti grazie a interventi legislativi correttivi. Preoccupa poi l'ulteriore l'impennata degli ingressi in carcere di tossicodipendenti che toccano il record del 35,53%. Per quanto riguarda le persone coinvolte in procedimenti penali pendenti per violazione dell'articolo 73 e 74 sono rispettivamente 178.819 (+5.005 e +2,9% rispetto a un anno prima) e 43.335 (+1.154 e +2,7%), un dato che si allinea ai peggiori anni della Fini-Giovanardi". Le sanzioni amministrative riguardano il 36% delle segnalazioni, percentuale è in aumento rispetto all'anno precedente. La segnalazione al prefetto dei consumatori ha quindi natura principalmente sanzionatoria. La repressione colpisce per quasi l'80% i consumatori di cannabinoidi (79,18%), seguono a distanza cocaina (14,34%) e eroina (4,39%) e in maniera irrilevante le altre sostanze. Dal 1990, anno dell'entrata in vigore del Testo Unico sulle droghe, 1.267.183 persone sono state segnalate per possesso di sostanze stupefacenti ad uso personale; di queste 926.478, il 73,11% per derivati della cannabis. Infine, malgrado il ritorno sensibile degli arresti, si registra il crescente numero delle persone segnalate al prefetto per consumo di sostanze illecite: 39.278 nel 2018 con un'impennata relativa ai minori di +394,4% in tre anni. Dopo aver già notato il dato nel Nono Libro Bianco si consolida il numero delle sanzioni: 15.126. Allo stesso tempo pare del tutto irrilevante la vocazione "terapeutica" della segnalazione al Prefetto: su 39.278 persone segnalate solo 82 sono state sollecitate a presentare un programma di trattamento sociosanitario - nel 2017 erano 3.008.

Per l'Avv. Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni, una delle organizzazioni promotrici del documento «Il governo continua a non far tesoro degli sviluppi positivi in materia di regolamentazione, in particolare di cannabis, che iniziano a venire dai vari Stati degli USA e dal Canada e Uruguay, mentre il Parlamento è immobile sulla nostra proposta di legge d'iniziativa popolare presentata alla camera nel 2016 per la legalizzazione della cannabis. Il quotidiano stillicidio di dichiarazioni contrastanti da parte di membri del Governo su canapa e cannabis - chiude il legale - contribuisce a creare un generale clima d'incertezza che va contro il diritto alla salute di migliaia di persone che dai cannabinoidi potrebbero trarre giovamento e colpisce piccoli e medi imprenditori di un settore agricolo tradizionale».


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