Dalla direttiva Ue, alla sentenza della Consulta, sino alle nuove norme introdotte dalla legge di conversione del dl fiscale collegato alla manovra di bilancio, in vigore il giro di vite sulle sigarette elettroniche

di Annamaria Villafrate - Le sigarette elettroniche e i loro affezionati non hanno pace. Da diversi anni le normative che si occupano di disciplinare i prodotti da fumo si sprecano. A partire dalla direttiva europea ad hoc, passando dalla decisione della Consulta che ha legittimato la tassa di 5 euro sui liquidi, sino alle nuove norme dettate dalla legge di conversione del dl fiscale collegato alla manovra in vigore da ieri, ecco un quadro completo del giro di vite che ha colpito il settore tra le critiche dei produttori e degli stessi consumatori.

Sigarette elettroniche: la direttiva europea del 2014

Dal 20 maggio 2016 è in vigore la direttiva 2014/40/UE (recepita con decreto legislativo n. 6 del 12 gennaio 2016) sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla lavorazione, presentazione e vendita dei prodotti del tabacco e correlati.

Gli obiettivi? Migliorare il funzionamento del mercato interno dei prodotti del tabacco dell'UE e assicurare un livello elevato di protezione della salute pubblica attraverso restrizioni e avvertenze più stringenti previste per dissuadere soprattutto i giovani consumatori dall'acquisto e dal consumo di prodotti a base di tabacco e nicotina.

Gli interventi del dl fiscale sulle sigarette elettroniche

Diverse invece le finalità della legge di conversione al dl fiscale collegato alla manovra di bilancio. Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 284 del 5 dicembre 2017 la recentissima legge contiene infatti importanti novità sui prodotti succedanei da fumo che hanno sollevato diverse polemiche da parte di produttori e consumatori, dando luogo anche a manifestazioni in piazza.

Nello specifico, la legge introduce il divieto di vendita a distanza e online delle sigarette elettroniche contenenti nicotina. Chi vuole acquistare una sigaretta elettronica quindi lo potrà fare esclusivamente presso le tabaccherie e i rivenditori specializzati. Insomma anche il commercio delle sigarette elettroniche passa ai Monopoli di Stato.

Le critiche si sprecano. Alcuni vedono in questa manovra un tentativo per scoraggiare chi vuole, ricorrendo alle sigarette elettroniche, smettere di fumare. Altri invece puntano il dito sulle ripercussioni economiche di questi interventi. A rimetterci non ci sono solo i produttori delle sigarette, ma anche chi fornisce i liquidi che le alimentano e gli accessori (filtro, vaporizzatore, cartucce, batterie) per non parlare di tutti i negozi al dettaglio presenti sul territorio. Insomma si stanno mettendo a rischio più di 40.000 posti di lavoro.

La decisione della Consulta sull'imposta di consumo sulle sigarette elettroniche

A colpire i "vapers" e i loro fornitori del resto era intervenuta di recente anche la Consulta, che con la sentenza

n. 240 dello scorso 24 ottobre 2017 ha dichiarato assolutamente legittima la tassa di 5 euro sui liquidi (con o senza nicotina) che alimentano le sigarette elettroniche. Secondo la Corte Costituzionale l'imposta di consumo sulle sigarette elettroniche non è contraria al principio della capacità contributiva (art. 53 della Costituzione) neppure nella parte in cui prevede la stessa aliquota per i liquidi con e senza nicotina. Essa del resto colpisce beni di consumo "voluttuari" che dimostrano la capacità contributiva tanto dei produttori che dei consumatori finali su cui viene trasferita l'imposta. Essa inoltre svolge la funzione di disincentivare il consumo di prodotti contenti nicotina e di quelli che, anche se privi di tale sostanza, possono comunque fare da ponte al tabacco.


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