Quinta sezione penale, sentenza n.38726/2010
Non c'è giustificazione che tenga. Il furto in casa della mamma di lei fatto al solo scopo di potersi sposare resta comunque un reato e non ci possono essere sconti di pena. Lo ha stabilito la Corte di cassazione occupandosi del caso di un ragazzo che in vista del matrimonio aveva deciso di "raggranellare" un pò di denaro rubando a casa della futura suocera. Introducendosi nell'abitazione della madre della sua fidanzata aveva rubato gioielli per un valore di circa 30mila euro e denaro contante per 700 euro. Il ragazzo veniva immortalato dalle telecamere e subito denunciato dalla futura suocera. Anche se il furto era avvenuto per racimolare il denaro necessario per le nozze al ragazzo non veniva riconociuta alcuna attenuante. Dopo la doppia condanna in primo e secondo grado il giovane si è rivolto in cassazione affermando che "il denaro prelevato comunque in qualche misura apparteneva anche a lui visto che di li' a poco avrebbe sposato la figlia" della signora derubata. La Corte (Quinta sezione penale, sentenza
n.38726/2010) ha respinto il ricorso confermando la linea dura adotatta dai giudici di merito ed ha evidenziato che "tanto la sentenza di primo grado quanto quella in esame hanno dato piena ed esaustiva contezza delle prove che avevano fondato l'affermazione di responsabilita' dell'imputato". Quanto alle prove la Corte fa rilevare che le stesse date "dai fotogrammi delle telecamere che avevano ripreso l'attuale ricorrente mentre frugava nel luogo dove di consueto" la signora "riponeva il denaro", dal fatto che il padre del ragazzo aveva restituito parte della refurtiva e dalla confessione dell'imputato che si era giustificato affermando la "necessita' di accantonare denaro in vista del matrimonio".

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