Anche chi è in possesso di un etto di marijuana può farla franca: gli basta dimostrare di essere un adepto rasta. In questo caso, secondo la Cassazione, una quantità di droga del genere non può avere "finalita' di spaccio" ma solo di "meditazione". La Corte (sentenza 28720/2008) ha così annullato una doppia condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione nei confronti di un uomo che era stato sorpreso dai Carabinieri con circa etto di marijuana
. I Giudici del Palazzaccio hanno ritenuto che il possesso di un simile quantitativo di droga non puo' essere punibile penalmente se si è adepti rasta, perchè si deve considerare che quel possesso ha una finalità per "esclusivo uso personale". Il consigliere Francesco Serpico della VI sezione penale scrive in proposito: "Secondo le notizie relative alle caratteristiche comportamentali degli adepti di tale religione di origine ebraica, la marijuana non e' utilizzata solo come erba medicinale, ma anche come erba meditativa, come tale possibile apportatrice dello stato psico-fisico inteso alla contemplazione nella preghiera, nel ricordo e nella credenza che l'erba sacra sia cresciuta sulla tomba di re Salomone, che era chiamato il 're saggio' e da esso ne tragga la forza, come si evince da notizie di testi che indicano le caratteristiche di detta religione". In precedenza i Giudici di merito avevano emesso invece un verdetto di condanna e, pur concedendo delle attenuanti, avevano considerato illecita la detenzione della marijuana
che avevano considerato finalizzata allo spaccio. Ricorrendo in Cassazione l'uomo ha lamentato che i giudici di merito non avevano tenuto conto del fatto che i 97 grammi di droga non erano da lui posseduti per finalita' di spaccio ma gli servivano per foraggiare gli adepti alla religione per "l'uso quotidiano dell'erba sacra da consumare da soli fino a 10 grammi al giorno". La VI sezione penale ha accolto il ricorso e, rinviando il caso alla Corte d'Appello di Firenze, ha invitato i giudici del rinvio a riflettere sul fatto che i 97 grammi di droga potessero effettivamente servire come "erba meditativa". I Giudici della Corte fanno anche notare che fu lo stesso imputato "a consegnare spontaneamente ai carabinieri una busta contenente la marijuana sfusa, precisando subito che il possesso di tale erba era da lui destinato ad esclusivo uso personale, secondo la pratica suggerita dalla religione rastafariana di cui si era detto adepto".

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