L'articolo illustra, da un punto di vista pedagogico e giuridico, le peculiarità dei bisogni propri dei bambini, che non coincidono con quelli degli adulti

Quando si parla dei diritti dei bambini, solitamente ci si riferisce al diritto al gioco, all'ascolto, alla salute, all'istruzione o comunque ci si rifà alla Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.

I diritti dei bambini non sono solo quelli enucleati in convenzioni o in altre fonti ma anche e soprattutto quelli scritti nel loro essere bambini.

Bisogna perciò considerare i diritti che i bambini portano con sé, iscritti nell'infanzia stessa e che sono quelli talvolta più violati deturpando questa fase unica e irripetibile della vita di ciascuno.

Innanzitutto i bambini hanno diritto al tempo, al loro tempo. Gli adulti, genitori e insegnanti, già dall'età prescolare si preoccupano di obiettivi, risultati, individuazione precoce dei DSA o di altri disturbi, certificazioni. Bisogna partire dal presupposto che i bambini sono caratterizzati da un'ampia variabilità per quanto riguarda i tempi e le modalità di sviluppo degli apprendimenti scolastici. Per alcuni di essi, le differenze e/o i ritardi nello sviluppo di determinate abilità possono essere solo temporanei e risolversi in maniera più o meno spontanea durante il naturale percorso di apprendimento. Per altri bambini, invece, i ritardi o altre manifestazioni possono continuare rendendo necessario il loro invio a uno specialista per una valutazione approfondita che identifichi eventuali disturbi. Nelle prime fasi di sviluppo cognitivo o di acquisizione di una specifica abilità, nessuna chiara distinzione può essere fatta tra bambini i cui problemi potranno persistere nel tempo e dare luogo all'insorgere di veri e propri disturbi, e bambini che invece faranno progressi colmando il ritardo. A conferma che i bambini hanno bisogno preliminarmente di attenzione e osservazione.

Il diritto all'ozio è uno dei diritti più trascurati o ignorati dei bambini, nonostante l'ozio contribuisca alla loro salute e al benessere di tutti e pur rispondendo a vari principi della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.

La pedagogista Rita Ferrarese mette in guardia: "Gli insegnanti devono condividere con le famiglie la "cultura del non fare", cioè i bambini devono fare altre esperienze, giochi liberi, scelte libere... La cultura del non fare disincentiva la rincorsa alla performance ed è importante per il bambino per conoscersi perché sperimenta e si sperimenta" (in un webinar del 21 luglio 2021). Gli adulti, invece, tanto i genitori quanto gli insegnanti, si preoccupano delle prestazioni, dei risultati, dei successi, di ciò che è quantificabile o misurabile o visibile (quello che viene pubblicato nei registri elettronici e sui siti delle scuole, quello che si vede sui quaderni o nei disegni, quello che viene fotografato e diffuso e così via).

I bambini hanno diritto alla casa. Casa di famiglia: colori (e non, per esempio, "pasta in bianco"), calore, cucina, "cavatelli" (pasta fresca preparata in casa imprimendo le dita su tocchetti di impasto, come avviene per l'educazione che lascia la sua impronta), consuetudini, conservazione di tradizioni e riti, commensalità, ... e anche contrasti. In altre parole condivisione di ogni emozione o situazione, che non significa dirsi tutto o essere presenti in tutto.

La casa dovrebbe rappresentare il luogo per eccellenza degli abbracci, ove trovare non solo calore (del riscaldamento, dei piatti a tavola, del letto, del plaid sul divano per guardare la tv insieme…) ma il colore di ogni emozione. Sempre più spesso non è così soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli: si pensi ai bambini che tornano a casa e trovano mamme affrante in lacrime per violenza da parte del partner o padri spenti per aver perso il lavoro o altro ancora.

La scrittrice Mariapia Bonanate commenta: "La casa che abitiamo, ma anche quella che sogniamo. La casa come spazio fisico, ma anche luogo dei nostri pensieri più segreti, dei ricordi, delle stagioni della vita. La casa degli altri con le loro storie che filtrano attraverso le persiane chiuse, le voci che arrivano, i rumori, gli odori che i muri traspirano. La casa come microcosmo di un'umanità nei cui destini individuali e collettivi s'incrociano dimensioni interiori e comportamenti universali". I genitori che si separano, che decidono traslochi o trasferimenti o altri cambiamenti devono essere consapevoli che la casa per i bambini non è solo un immobile ma un mondo, un porto, un ecosistema, un'arca di Noè. Ogni bambino ha diritto alla casa, come esplicitato nella versione semplificata della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia (a cura dell'UNICEF).

"Diritto ai sogni": ogni bambino è come il pastorello Benino della leggenda del presepe napoletano, il pastorello dormiente che si trova all'inizio del percorso presepiale. Nessuno svegli Benino, è lui che sogna Gesù Bambino, è lui che sogna il presepe. Nessuno svegli i bambini dai loro sogni e dai loro percorsi onirici ma, piuttosto, si forniscano loro gli strumenti per interpretare e realizzare i sogni e rendere partecipi gli altri.

Nella giungla malese vive una tribù, i Senoi, esenti da crimini violenti e da malattie mentali e fisiche. Tra di loro vige l'abitudine di raccontarsi i sogni al risveglio e di farne materia di riflessioni in famiglia e in comunità. Perché i sogni aiutano a rielaborare l'esperienza collettiva, hanno una funzione neurobiologica, fanno cioè "digerire" i traumi e danno indicazioni sulle direzioni da prendere. Tutti hanno bisogno di sognare e i bambini, a maggior ragione, hanno il diritto di sognare.

"Il cammino stesso dell'arte inizia probabilmente dalla magia di quel foglio bianco e dalle due matite che un genitore mette nelle mani dei propri figli per tranquillizzarli, da quell'invito a non smettere mai di sognare un'infinità di mondi" (cit.). I sogni dei bambini: i più belli, i sogni di tutta l'umanità, i sogni per salvare l'umanità.

Aiutare i bambini a costruire i loro sogni e ancor di più credere in loro per renderli i timoni della loro vita. "Sogno" deriva etimologicamente da "sonno", quindi indica riposo, serenità, benessere. "Per raggiungere uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, un individuo o un gruppo deve essere capace di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di cambiare l'ambiente circostante o di farvi fronte" (dalla premessa "La promozione della salute" della Carta di Ottawa per la promozione della salute, 1986).

Un altro diritto dei bambini tra i più trascurati è il diritto al sonno, con i riti che lo dovrebbero accompagnare. I genitori dimenticano che i bambini hanno bisogno e diritto al sonno in maniera diversa rispetto agli adulti. Il sonno contribuisce ai sogni, alla memoria, al ritrovare intimità con se stessi, al silenzio, al benessere. "Intanto avevo scoperto un'altra magia, che funzionava solo quando le liti dei miei genitori scoppiavano durante la notte: io, che di giorno correvo a soccorrere mamma, avendo paura del buio rimanevo inchiodata al letto. Come morta. All'improvviso scivolavo via dal corpo e mi allontanavo" (dal romanzo "Amore scarno" di Tilde Pomes). Per i bambini il buio deve essere il regno delle paure infantili, dei sogni e del sonno e non del terrore e degli incubi causati dalle persone che li hanno messi al mondo: i genitori. I bambini hanno diritto alla sicurezza (letteralmente "senza preoccupazione") e allo sviluppo (contrario di inviluppo). Lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro scrive: "[…] ciò che più conta è avere accanto al letto, prima di dormire, non la tv o una fiaba registrata ma qualcuno in carne e ossa che ci vuole bene e fa quello che può per farcelo sapere".

"Diritto al silenzio": sovente si parla dei diritti dei bambini trascurando i loro bisogni. I bambini hanno bisogno di silenzio e ascolto per esprimersi al meglio ed esprimere il meglio, per abituarsi al silenzio e all'ascolto (ciò che si chiede loro continuamente). Quel silenzio e quell'ascolto che mancano, poi, agli adulti e tra gli adulti. Silenzio e ascolto come quelli che si rispettano quando ci si reca a fare l'ecografia del nascituro o per rispettare il sonno e i ritmi del neonato e durante la crescita, poi, si fa tutt'altro.

"Diritto al disegno". Il disegno è un importante strumento di espressione delle emozioni e dei sentimenti, utile anche per migliorare la concentrazione e la memoria, oltre che per stimolare la fantasia e la creatività. Il disegno è un potente mezzo di comunicazione, in particolare per i bambini, attraverso cui esprimere le proprie emozioni e i propri stati d'animo che si fa a volte fatica a raccontare. Il disegno è essenziale per il bambino perché disegnando apre all'altro una finestra sul suo mondo emotivo. Le figure educative al suo fianco possono entrare in sintonia con i vissuti del/la bambino/a imparando a riconoscere nel disegno libero alcuni indici di lettura, come ad esempio i colori, e possono utilizzare tale strumento con l'obiettivo di favorire la comunicazione e il riconoscimento di eventuali segnali d'allarme. Bisogna favorire e stimolare il disegno libero dei bambini (e non fotocopie o modelli da seguire) perché espressione di libertà e di tutto il loro mondo interiore ed esteriore. I bambini hanno diritto al disegno libero, in senso grafico, e in particolare al loro disegno di vita.

I bambini hanno diritto all'arte perché hanno bisogno dell'arte. Infatti, i bambini gorgheggiano prima di parlare, disegnano prima di scrivere, ballano appena sentono un po' di musica, cantano spontaneamente. Nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si usa l'aggettivo "artistica" negli artt. 13 (diritto alla libertà di espressione) e 31 (diritto al gioco) e sulla base di questi riferimenti e dell'affermazione di altri diritti è stata elaborata la Carta dei diritti dei bambini all'arte e alla cultura a Bologna nel 2011. In tutto questo è importante il ruolo della famiglia, richiamato nella Carta di Bologna (negli articoli 7 e 9), e a tale proposito in alcune città è nato un progetto di "affido culturale" con le famiglie per avvicinare ad arte, cinema e teatro chi non li frequenta o non li può frequentare per far fronte alla povertà educativa e rendere la realtà locale una comunità educante. L'art. 9 della Carta dei diritti dei bambini all'arte e alla cultura è significativo: "I bambini hanno diritto a condividere con la famiglia il piacere di un'esperienza artistica": perché così è la vita!

"[…] l'educazione del fanciullo deve tendere a promuovere lo sviluppo della personalità del fanciullo, dei suoi talenti, delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutto l'arco delle sue potenzialità" (art. 29 lettera a Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). Una potenzialità da coltivare nei bambini è la fantasia che non significa che i bambini devono fare o diventare artisti ma semplicemente far apparire ciò che hanno nella loro mente (così com'è nel significato etimologico della parola "fantasia"), risorsa necessaria durante tutta la vita. Lo scrittore Angelo Petrosino precisa: "Si coltiva la fantasia dei bambini educandoli al silenzio, all'ascolto, all'osservazione, al rapporto con gli animali".

Si può parlare altresì di diritto alla danza dei bambini tenendo conto del Preambolo della Convenzione ove si legge di "pieno ed armonioso sviluppo della sua personalità", dell'art. 13 ove si parla della libertà di espressione in forma artistica, art. 24 relativo alla salute, art. 27 sviluppo olistico, art. 31 attività ricreative.

Margaret Doubler, madre della cosiddetta "dance education", afferma: "Come ogni bambino ha diritto ad una scatola di matite colorate e a qualche nozione di disegno, così ogni bambino ha diritto a conoscere e utilizzare il proprio corpo nei limiti delle proprie capacità per esprimere le proprie personali reazioni di fronte alla vita. Anche se non potrà mai spingere i suoi sforzi abbastanza lontano da realizzare la danza nelle sue forme più alte, potrà comunque provare la pura gioia ritmica di un movimento libero, controllato, espressivo e attraverso questo accedere a un supplemento di vita al quale ogni essere umano ha diritto". I bambini hanno diritto ad ogni forma di espressione e tra queste la danza, che non vuol dire che debbano seguire un corso di danza o eseguire una coreografia ed esibirsi in un saggio per la soddisfazione dei genitori e altri adulti.

"Ogni bambino ha il diritto di sviluppare la propria cultura" (punto 8.27 Carta europea dei diritti del fanciullo, 1992). Il bambino ha diritto non solo alla cultura intesa in senso lato, ma ha diritto alla cultura dell'infanzia. I bambini si permeano di tutto, seguono l'esempio e ancor di più danno esempio, il migliore: gioire e tenere tanto a qualcosa o qualcuno. Essi hanno sempre una risposta pronta, perché presi da affascinamento, sorpresa e fantasia, stati d'animo e atteggiamenti che, poi, si perdono mestamente e meschinamente lungo la via. I bambini danno un mondo di emozioni e anche la direzione giusta da prendere in questo mondo. Dai bambini si ha sempre da imparare, tra cui il vero senso dell'amare (per esempio quando giocano con la plastilina e fanno forme di cuore da dare a qualcuno): mettere le mani nella pasta umana, dare spessore, corpo e solidità a quello che si sente, fare di un piccolo gesto un atto di donarsi e non un qualsiasi regalo commerciale, in modo tale che diventi un ricordo inestimabile e inestinguibile. "In questo scenario nebuloso, il futuro dipende dallo sguardo innocente dei bambini e dalla speranza che solo essi sanno portare" (la giornalista Luisa Santinello).

"I bambini hanno il diritto di stravolgere tutte le leggi degli adulti, come fanno i cuccioli" (lo psicologo Giuseppe Nicolodi, in un webinar del 6 novembre 2020). I bambini hanno il precipuo diritto di essere bambini, solo bambini, solo se stessi.


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