I genitori devono educare i figli ad un uso corretto di WhatsApp e devono anche vigilare affinchè non causino danni a loro stessi o a terzi

Genitori, figli e WhatsApp

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I genitori devono educare i figli ad un uso corretto di WhatsApp e devono anche vigilare affinchè non causino danni a loro stessi o a terzi. È quanto emerge da una recente e interessante sentenza del tribunale di Caltanissetta (vai al testo della sentenza).

Il caso

Nel caso di specie, su segnalazione di una Stazione dei Carabinieri veniva aperto un procedimento nei confronti di un minore, che, in concorso con altri coetanei, "per motivi abbietti e futili", molestava su WhatsApp una ragazzina, cagionandole un perdurante e grave stato di ansia e di paura, costringendola a modificare le proprie abitudini di vita, per il fondato timore per l'incolumità propria e dei propri cari.

Il ragazzino, ascoltato dal giudice, manifestava dispiacere e pentimento e dichiarava che non avrebbe più commesso errori simili, riferendo di non aver mai conosciuto il padre ma di avere un buon rapporto con la madre. La donna, dal canto suo, si mostrava consapevole della gravità della condotta posta in essere dal figlio e dell'importanza del dovere di educazione e vigilanza.

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Il diritto all'uso dei social e il pericolo insito negli stessi

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Il giudice, prende atto, preliminarmente, del sempre più frequente utilizzo da parte dei minori di internet e in generale dei social, senz'altro utili per acquisire notizie e esprimere le proprie opinioni, ma altrettanto pericolosi in caso di "anomalo utilizzo".

Tali pericoli, avverte il tribunale nisseno, pongono la necessità di un'adeguata formazione, perché se non c'è dubbio che "l'impiego di questi mezzi consente l'esercizio di un diritto di libertà, ossia del diritto all'informazione e alla comunicazione, riconducibile alla libertà di espressione", tutelata costituzionalmente e a livello sovranazionale, tuttavia, tale diritto trova "un limite nella tutela della dignità della persona specie se minore di età". I minori sono infatti soggetti deboli e, in quanto tali, "necessitano di apposita tutela, non avendo ancora raggiunto un'adeguata maturità ed essendo ancora in corso il processo relativo alla loro formazione".

E' obbligo dei genitori vigilare

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E deputati a questa tutela sono prima di tutto i genitori. Gli obblighi inerenti la responsabilità genitoriale impongono, significa infatti il giudice, "non solo il dovere di impartire al minore una adeguata educazione all'utilizzo dei mezzi di comunicazione ma anche di compiere un'attività vigilanza sul minore per quanto concerne il suddetto utilizzo".

Da un lato, dunque, tutela al fine di prevenire che i propri figli siano vittime dell'abuso di internet da parte di terzi. Dall'altro, controllo, per evitare che gli stessi cagionino danni a sé stessi o agli altri.

Sotto tale profilo, affonda il tribunale, "l'anomalo utilizzo da parte del minore dei mezzi offerti dalla moderna tecnologia tale da lederne la dignità cagionando un serio pericolo per il sano sviluppo psicofisico dello stesso, può essere sintomatico di una scarsa educazione e vigilanza da parte dei genitori". Genitori che sono tenuti "non solo ad impartire ai propri figli minori un'educazione consona alle proprie condizioni socioeconomiche, ma anche ad adempiere a quell'attività di verifica e controllo sulla effettiva acquisizione di quei valori da parte del minore". E riguardo all'uso di internet, il dovere di vigilanza, deve sostanziarsi "in una limitazione sia quantitativa che qualitativa" dell'accesso, se ciò è necessario ad evitare che il mezzo possa essere usato in modo non adeguato (cfr. Trib. Teramo,16.1.2012).

Quanto avvenuto nel caso concreto, impone, dunque, decide il tribunale, di far intervenire i servizi sociali per monitorare e supportare figlio e madre, anche al fine di verificare le capacità educative e di vigilanza della stessa.


Foto: 123rf.com
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