La natura del rapporto tra ristoratore e cliente e le conseguenze degli inadempimenti del ristoratore

Rapporto tra ristoratore e cliente: il contratto ristorativo

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Innanzitutto, v'è da premettere che il rapporto tra il ristoratore ed il cliente dà vita ad un contratto atipico. Il contratto ristorativo viene definito, sia in dottrina sia in giurisprudenza, come il contratto atipico in forza del quale una parte, detta ristoratore, si obbliga nei confronti di un altro soggetto, detto cliente, a fornire la somministrazione di pasti e bevande - generalmente nello stesso luogo ove avviene la produzione - dietro il pagamento di un corrispettivo in denaro. La trattativa per il perfezionamento di tale contratto inizia nel momento in cui viene consegnato al cliente il menù, il quale deve riportare i beni che vengono somministrati (cioè i piatti e le bevande proposti) ed il loro prezzo. Nel menù, inoltre, devono essere segnalati obbligatoriamente i prodotti che non sono freschi ma surgelati o congelati.

A tal proposito, è opportuno evidenziare che la mancata indicazione di prodotti surgelati o congelati integra il reato di frode in commercio. Il contratto si perfeziona nel momento in cui il cliente accetta le condizioni esposte nel menù ed ordina ciò che desidera consumare.

L'inadempimento del ristoratore

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Poiché il rapporto tra ristoratore e cliente ha natura contrattuale, l'inadempimento di una delle parti, consente all'altra di risolvere il contratto oltreché chiedere il risarcimento del danno (derivato appunto dall'inadempimento). La risoluzione per inadempimento ha effetto retroattivo. Traslando la teoria al caso pratico, va da sé che quando il ristoratore non rispetta gli obblighi a lui imposti dalla legge e dal contratto stipulato con la controparte, il cliente non è tenuto, a sua volta, ad onorare il suo impegno, cioè pagare il conto.

Detto ciò, quando si verifica un inadempimento del ristoratore?

Prima ipotesi: manca il listino prezzi

Il cliente ha mangiato «alla cieca», cioè quando nonostante la sua richiesta non gli sia stato consegnato il menù con i prezzi di pasti e bevande e il listino non è stato neanche esposto all'esterno del locale. In tal caso, non è dovuto al ristoratore alcun pagamento.

È ancora in vigore, infatti, un Regio decreto del 1940 che obbliga i ristoratori ad esporre il listino dei prezzi. Chi non rispetta questa norma, rischia anche una multa di euro 308.

Seconda ipotesi: i piatti serviti o i prezzi non corrispondono a quelli indicati nel menu

Secondo la legge, "le derrate riportate in menù devono essere quelle effettivamente consumate".

In caso contrario il ristoratore rischia anche l'imputazione per il reato di frode in commercio.

Allo stesso modo, i prezzi applicati devono essere quelli riportati sul menù.

Le eventuali maggiorazioni devono essere riportare chiaramente e devono essere ben visibili sul menù.

Terza ipotesi: il servizio è scadente

Per servizio scadente non si intende carne troppo cotta, pasta troppo al dente, e così via.

Lo può essere, invece, il fatto che si ordini una cosa e ne arrivi un'altra o che, volutamente, il ristoratore inserisca degli ingredienti diversi da quelli previsti nel menù o di qualità inferiore (la spalla cotta al posto del prosciutto di Praga).

Inoltre, il personale è tenuto a servirti con correttezza, diligenza e a regola d'arte.

Se mancano questi presupposti, il ristoratore sta violando i principi alla base del contratto stipulato con il cliente e, quindi, si può contestare il conto e non pagarlo.


Avv. Giuseppe Simeone

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