Analisi ragionata e giudizio di valore sull'intervento annunciato dalla maggioranza di Governo sulla riforma della prescrizione

Dott. Carlo Casini - Oramai è una notizia di massima diffusione, non più discussa solo tra operatori di giustizia nei corridoi delle aule di tribunale ma piuttosto argomento da chiacchiere da bar: la prescrizione.

Infatti, la proposta di legge della maggioranza di Governo è incentrata sulla modifica di quest'istituto.

Riforma prescrizione: stop dopo primo grado

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Ciò che deve essere chiaro è che non si discute se abolirla in toto, ma, al fine di una celere definizione dei processi penali, si intende escluderne il decorso dopo il primo grado di giudizio.

Il tutto a onore di cronaca, dovrebbe essere costeggiato dalle imminenti e annunciate riforme del processo civile e penale.

Per quanto ci si ponga in atteggiamento ottimista e per quanto si possono riconoscere i migliori intenti in questa/e riforme, il Governo non potrà che scontrarsi con gli effetti, che saranno di certo contraddittori con le premesse dell'intervento normativo.

I punti di maggiore contrasto

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I punti di maggiore contrasto con le premesse sono fondamentalmente due: il primo è che la prescrizione viene rilevata principalmente nella fase delle indagini preliminari e nel corso del giudizio di primo grado, mentre quando interviene nei gradi successivi nella quasi totalità dei casi sconta nei gradi successivi quanto accaduto in primo grado.

Inoltre bisogna ricordare che la prescrizione è anch'essa un acceleratore dei processi e con il suo venire meno il processo si renderebbe incerto non solo nell'esito come è fisiologico, ma anche nella sua durata!

Questo, fa emergere il secondo punto di criticità con le premesse, ovvero che un simile intervento legislativo, oltre che frustrare il diritto di difesa in primis del soggetto imputato, finirebbe per riflettere i suoi effetti dannosi anche sulla parte offesa, il quale interesse è quello a un processo attuale e celere.

Una simile impostazione, porterebbe a far cigolare fino a cozzare tutti i maggiori principi dell'ordinamento con questa nuova impostazione, infatti sarebbe certamente più difficile coordinare con la situazione prospettata veri e propri cardini del nostro ordinamento come la presunzione di non colpevolezza o il principio della ragionevole durata del processo e molti altri ancora.

Avvocati e magistrati sulla riforma della prescrizione

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Lo scrivente a riguardo pensa che una tale riforma non può essere avallata in primis dai principali operatori di giustizia: avvocati e magistrati.

Questo perchè non si tratta dell'interesse di semplici utenti del servizio ma di persone che lavorano con la giustizia e ogni giorno sono presenti all'interno delle aule di tribunale, a priori dalla funzione e della parte di aula in cui sono collocati.

Sono costoro che, in un giusto contemperamento tra professionalità, valori e coscienza possono disporre la miglior riforma per un sistema di giustizia che non può omettere di passare per una Giurisdizione efficiente e che ponga attenzione ai diritti in gioco da tutelare.

Tutto ciò è attuabile solo superando la diversità di vedute, (in gran parte dovuta alla diversità funzionale della professione svolta), offrendo un costruttivo impegno e uno spirito unitario anzi che le solite diatribe che portano sterilità nei risultati.

Fino a quando gli operatori della giustizia non prenderanno in mano la situazione avocando gli interventi al Governo (in una forma rispettosa dei principi democratici, che permetta la partecipazione di tutte le parti ma al contempo una preminenza di chi per quotidianità e tecnicità prevale), in modo tale da non giungere più a riforme di giustizia che siano politicamente orientate (e influenzate) e atecniche, il nostro paese è condannato ad un irrimediabile arretramento di civiltà giuridica rispetto a molti altri paesi europei.

E' il momento di trasformare le enunciazioni di principio in risultati concreti.

Serve un intervento ragionato da parte dei giuristi

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Lo scrivente sottolinea come l'istituto della prescrizione (in tutte le sue sfaccettature a seconda del campo di azione civile, penale, ecc..) sia un presidio caro al diritto fin dall'illuminato diritto romano, mutato nel tempo e adeguatosi alla modernità, non rappresenta solo un baluardo della libertà, della necessità di un organo inquirente attivo (o di una parte processuale diligente) e della considerazione che lo Stato ha interesse a manifestare la sua podestà punitiva entro quel (pre)-determinato lasso di tempo, dopo di che è anti democratico perseguire un individuo a qualsiasi titolo, anche perchè, la colpa in questi casi, è di chi ha permesso il manifestarsi della suddetta situazione.

Inoltre, si andrebbe a rimuovere un istituto chiave della nostra tradizione giuridica romanistica, con un intervento apparentemente normale in un quadro di globalizzazione ma che segnerebbe il progressivo uniformarsi verso una legislazione senza differenze.

Ma per un paese che nel campo del diritto non ha mai avuto niente da invidiare, patria dei giuristi più colti e illuminati, questo significherebbe perdere un pezzo di sè, senza minimamente migliorarsi, anzi.

Per i motivi suddetti, gli operatori del diritto e l'avvocatura in primis, devono dire fermamente NO all'intervento del Governo e proporre un intervento ragionato che preveda necessariamente la partecipazione e il contributo dei giuristi.

Questo perchè l'avvocato è il difensore delle libertà e libertà significa anche che se lo Stato non manifesta il suo potere punitivo nei tempi (lunghi), perde la facoltà di punire, e in questo caso, ne risponderà (o sarebbe giusto che ne rispondesse) chi è stato causa di quella perdita di tempo, Avvocati, Magistrati o Procuratori che sia.

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