I nomi di battesimo proibiti nel mondo e la disciplina in Italia

di Gabriella LaxAspettate un bimbo? Occhio alla scelta del nome perché in molti paesi del mondo, Italia compresa, esistono dei limiti. In Svezia, ad esempio, sono banditi Ikea, Metallica e Veranda, così come "Brfxxccxxmnpcccclllmmnprxvclmnckssqlbb11116", l'improbabile nome che una coppia svedese ha cercato di dare al proprio figlio nel 1996 per protestare contro le severe leggi locali che prevedono il beneplacito preventivo dell'autorità sull'associazione di cognome e nome. In Francia, invece, un giudice pur prendendo atto che tutti amano la Nutella ha negato a due genitori la possibilità di chiamare così la loro figlia. Negli Stati Uniti, una coppia appassionata di social network ha chiamato la propria figlia "Hashtag Jameson", anche se poi l'annuncio è stato orgogliosamente postato dai genitori su Facebook, il social network concorrente. La Malesia è uno degli stati più rigidi in materia di nomi di battesimo. Negato il nome "Chow Tow" letteralmente "testa puzzolente" perché non in linea con le tradizioni locali. O ancora "Ah Chwar" (serpente), "Khiow Khoo" (gobbo) e "Sor Chai" (matto), così come 007. In Nuova Zelanda, ad esempio, il nome Re o Regina, così come Messia, Maestà, Lucifero sono banditi, insieme a molti altri. Qualche anno fa, oltre 60 famiglie hanno dovuto trovare un nome alternativo a "Justice" (Giustizia), ma nella speciale classifica è stato ammesso invece "Violence" (Violenza). 

Insomma, paese che vai usanza che trovi. Ma in Italia come funziona?  

Le regole in Italia

Qui da noi, è il decreto del presidente della Repubblica

numero 396 del 2000 a regolare la materia. A vigilare sui nomi sarà l'ufficiale di stato civile. Tuttavia, con il recente ordinamento il suo ruolo è profondamente cambiato: l'articolo 34 stabilisce che può opporsi alla registrazione di un nome, proponendone uno di sua scelta, ma non rifiutare la registrazione del nome stesso. Davanti all'ostinazione del genitore l'ufficiale di stato civile può trasmettere gli atti al Procuratore della Repubblica che a sua volta può attivarsi per chiedere una sentenza di rettifica del nome. Quando manca l'accordo tra i genitori, è possibile fare un'istanza alla prefettura che decide con decreto prefettizio. 

Non è possibile chiamare i figli:

- Col nome della mamma, del papà o dei fratelli viventi per necessità burocratiche. Non è prevista nemmeno la dicitura "junior" come accade negli Stati Uniti. Tutto ciò favorisce un sistema di identificazione personale, senza andare incontro a spiacevoli inconvenienti.

- Col cognome al posto del nome. Il cognome non può essere utilizzato al posto del nome per un bambino. 

- Nomi ridicoli (Varenne. Venerdì) ovvero che fanno riferimento a handicap fisici, ingiurie e sfortune. In questo gruppo, rientrano anche quelli che, abbinati con il cognome, diventano ironici e vergognosi.

- Nomi di personaggi storici. Da Stalin a Hitler, i nomi dei personaggi storici sono assolutamente vietati perché potrebbero provocare vergogna e imbarazzo nel piccolo. Per gli stessi motivi sono vietati i nomi dei personaggi descritti nei libri: Moby Dick, Grande Gatsby.

- Nomi di fantasia e nomi dei personaggi dei cartoni animati.

- Nomi che non corrispondono al sesso del bimbo. Vietato chiamare il proprio figlio con un nome da femmina e viceversa. Le uniche eccezioni accettate sono quegli appellativi ambivalenti. Rimane invece un forte contenzioso per il nome Andrea al femminile: in Italia la sua attribuzione non era consentita fino allo scorso novembre, quando la Cassazione, accogliendo il ricorso di due genitori che erano stati obbligati dal Tribunale di Pistoia a cambiare il nome della figlia in Giulia Andrea, ha deciso che Andrea è un nome unisex. 

- Più di 3 nomi. Si possono dare al bambino più nomi ma è importante che non si superino i tre. Secondo la legge, quelli che seguono il terzo non hanno validità legale.

Esistono poi precise regole per i patronimici stranieri imposti ai bambini con cittadinanza italiana, che devono essere scritti nel nostro alfabeto, con l'estensione alle lettere J, K, X, Y, W e, dove possibile, anche con i segni diacritici (dieresi, accenti circonflessi…) della lingua di origine del nome. 


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