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Quando i politici tradiscono gli elettori



di Angelo Casella

Nessunosa di cosa si tratta, nonostante che l'AGCS, ovvero l'AccordGeneral sur le Commerce des Services,abbia (e ancor più avrà in futuro) una devastante influenza sullanostra società. Ma nessun mezzo di informazione ne ha mai datonotizia.

Parliamodi un Trattato concluso nell'ambito WTO, e cui hanno aderito gliStati europei, con il quale si intende imporre lo smantellamento deiservizi pubblici. Ovvero (Art.19): “il progressivoincremento della liberalizzazione del commercio dei servizi”.

Utile,ad ogni buon fine, premettere i contorni del concetto di serviziopubblico.

Puòtale definirsi quella attività pubblica che intende fronteggiare siale esigenze che deve affrontare l'individuo a causa dell'esistenzadella società, sia quanto attiene alla sua coesione ed al suoprogresso. Si incrocia quindi con il concetto di interessepubblico.

Facciamoqualche esempio. I membri di una collettività sono funzionalmenteinterconnessi. La loro immersione in un gruppo determina una serie dicostrizioni, di limitazioni alla propria libertà di azione. Per cui,del caso, non potranno costruirsi una abitazione come se fossero gliunici abitanti del territorio, non sarà loro possibile derivarel'acqua dalla sorgente o dal fiume vicino, non potranno liberamentecacciare o raccogliere frutti, ovvero tenere sotto casa gli animaliutili per cibo, trasporto o lavoro. Non potranno neppure gettare irifiuti dove è più comodo, né scaldarsi o cucinare con fuochiimprovvisati, e così via.

Insostanza, l'esistenza della collettività, comporta l'adozione dideterminate regole e limiti su determinate attività cheinterferiscono o coinvolgono la coesistenza e che, di conseguenza,debbono essere svolte sotto regole comuni, in funzione del benecomune. Ed è per questomotivo che se ne occupa essa medesima. E sono i servizi pubblici.

Consegnareai privati questi ultimi, cioè trasformarli in occasione di lucro, èinnanzitutto moralmente inammissibile, perchè non si può consentiread alcuno di fare cassa sui bisogni insopprimibili dellacollettività. Inoltre, nel momento in cui si concede un servizio adun privato, si carica il cittadino, oltre che del costo di esso,anche del profitto del privato.

Ma,è sopratutto da osservare che il servizio pubblico è ispirato alcriterio oggettivo della potenziale fruizione da parte di tutti (gliisolani di Marettimo hanno diritto anche loro ad un presidiosanitario). Il privato segue invece il criterio opposto: fornire ilservizio a chi può pagarlo ed al maggior prezzo possibile. E ciòdemolisce il principio di base del servizio: la priezione dieguaglianza fra i cittadini. Senza poi dimenticare quanto è successoin tutto il mondo in caso di privatizzazione: crollo della qualità einnalzamento dei costi.

L'interessegenerale non è mai meglio tutelato in mano ai privati. Il serviziopubblico svolge anche una irrinunciabile funzione redistributiva, cherinsalda la solidarietà e guida all'eguaglianza delle opportunità.

Conil termine servizi si intendono tutte le funzioni di interessegenerale. Ovvero: salute, educazione, protezione dell'ambiente,trasporti e telecomunicazioni, energia, acqua. Attività del tuttoirrinunciabili per una società che voglia rimanere tale.

Nell'obbiettivoprivatizzante dell'AGCS, sono ricompresi tutti i servizi che sonoforniti dallo Stato, adeccezione di: difesa, giustizia, amministrazione centrale e locale(che, evidentemente, non possono essere monetizzati). Ne vengonoelencati ben 160, dalla educazione, ai parchi naturali, alla gestionedell'acqua.

L'approccioprescelto prevede un intervento di graduale privatizzazione e diprogressiva eliminazione delle norme, nazionali e locali, cheeventualmente la ostacolano in considerazione di specificità locali.Questa gradualità darwiniana ha lo scopo di conferire all'azione laminore evidenza possibile onde evitare prevedibili reazioni.

In effetti, si tratta di unpiano di lungo termine. In previsione delle modifiche di fondodell'economia mondiale, (dettate dall'esaurimento delle risorsenaturali, dalle incomprimibile esigenze ambientali, ecc.), cheimporranno un rallentamento della produzione industriale, si èstudiato di spostare i capitali sull'area dei servizi pubblici, chepossono far conto su una domanda per sua natura stabile e su unatotale autonomia dai cicli economici.

Non c'è una vera urgenza,quindi, basta centrare l'obbiettivo a distanza, con la complicitàdel potere politico.

OgniStato viene obbligato a fornire al WTO – ogni anno – un rapportodettagliato sui passi compiuti per realizzare questa generalizzataprivatizzazione.

L'abolizionedelle normative considerate “ostacolinon necessari al Commercio dei servizi”,comprende anche la delicata normativa che definisce le qualificheprofessionali, la sicurezza sul lavoro, le tariffe preferenziali persoggetti in stato di necessità, il salario minimo garantito.

Gli Stati sonocontestualmente tenuti a consentire l'insediamento sul loroterritorio di fornitori esteri di servizi (acqua, luce, gas, ecc.) edebbono nel contempo eliminare qualsiasi aiuto, sovvenzione ofacilitazione che possa alterare la libera concorrenza.

Questoinsieme di vincoli crea una impostazione strutturalesovraordinata al sistema chemette palesemente la parola fine alla libera sceltademocratica in nomedell'ossequio all'investitore e toglie al popolo ildiritto elementare di adottare (o cambiare) orientamenti specifici.Cioè vieta ad una collettività di regolarsi come meglio ritiene inordine alla soluzione dei suoi problemi.

Si tratta di unsuper-vincolo (giuridicamente non configurabile) sulla volontàfutura di un popolo, vietandone l'autodeterminazione (!!).

E'stato anche studiato un meccanismo costrittivo che renda questivincoli del tutto “irreversibili” (così: D. Hartridge, dirigente del WTO).

L'art. 21 del trattatoprevede infatti che qualora uno Stato avesse un ripensamento, e nonintendesse ulteriormente procedere sulla strada delleprivatizzazioni, tutti gli altri Stati che si ritenesseredanneggiati, avranno il diritto di chiedere delle compensazionifinanziarie, che verranno determinate da uno organo dello stesso WTO.

Tutto ciò appareparadossale e perfino ridicolo, ma nessun governo ha mai sollevatoobbiezioni di qualunque natura.

Addiritturada rilevare che, mentre le determinazioni circa l'attuazione completadel trattato sono ancora in fase di elaborazione, i governi europeihanno superato tutti nella corsa all'abiezione, stabilendo - dicomune accordo (ma senza darne notizia all'opinione pubblica...) -che “la protezionedell'interesse collettivoverrà esclusa dagli obbiettivi che il trattato non devedanneggiare (!!). Ciò chesignifica, tra l'altro, ammettere che l' “Europa” èportarice – in primo luogo – di interessi particolari.

Appunto.

L'opinione pubblica ètenuta accuratamente all'oscuro di queste mene, ed il poco chetrapela di tali rigurgiti di oscurantismo, dettati dalla piùsquallida avidità, vengono gabellati come “modernizzazione”,ovvero come “indispensabili riforme” (contando sulla eco mentalepositiva evocata automaticamente dall'idea di un rinnovamento, di unsuperamento di vecchie e stantìe prassi).

Si tratta di abusate litanieche tutti i politicanti (di destra, sinistra o centro) meccanicamenteripetono per mascherare in realtà la cancellazione di dirittifondamentali.

Merita ancora sottolineareche il trattato AGCS non costituisce neppure un punto d'arrivo, bensìuno di partenza.

Essoinfatti pretende di instaurare un processo ininterrotto diliberalizzazioni che deve essere onnicomprensivo e completo.Come sinteticamente è espresso nel testo delle raccomandazionidepositate dagli Usa al WTO: “Intendiamoche siano abolite tutte le restrizioni alla liberalizzazione deiservizi, in ogni settore”.

Da parte sua, la Commissioneeuropea ha imposto un termine di decadenza di dieci anni per tutte lenorme degli Stati membri che rappresentano un "ostacolo"alle privatizzazioni

Con gli impegni assunti allaConferenza di Doha (2003) la c.d. "Europa" ingiunge agliStati membri:

1.- di elencaredettagliatamente i servizi che ha programmato di privatizzare equelli che vorrebbe fossero privatizzati dagli altri;

2.- l'eliminazione dellenormative che regolano i servizi dell'acqua, dei rifiuti, dei parchinaturali e turistici (!!), nonché tutti i beni e servizi cheattengonoi alla tutela del territorio (...!).

Con queste disposizioni, l'"Europa" addirittura supera gli USA nella aggressione aiservizi pubblici.

In dipendenza poi degliaccordi intercorsi fra i governi, le regole - estremamente lassiste -del WTO in tema di ambiente, debbono prevalere su tutti i trattatiinternazionali, mentre le norme locali di tutela vengono definitedegli "ostacoli" da abbattere.

Contutte queste disposizioni, le strutture fondamentali della societàvengono ad essere stravolte senza il minimo coinvolgimento deicittadini. In compenso, vengono intensamente consultate dallaCommissione europea le organizzazioni padronali cheraggruppano i fornitori europei di servizi affinché - deltutto riservatamente - indichino le norme e lesovranità nazionali che vorrebbero veder eliminate.(v. D. POLITI, PrivatizingWater: What the European Commission Doesn't Want You To Know,Washington, The Centerfor Public Integrity, S.R., 7.4.2003).

Difatto, nessun Parlamento nazionale è stato mai consultato circa lescelte operate dalla Commissione d'intesa con il mondo degli affari.La Commissione ha altresì imposto ai governi che tutti i documentirelativi alla privatizzazione dei servizi rimanganosegreti (così come losono per lo stesso Parlamento europeo...).

Rimane però il fatto chel'eguaglianza fra i cittadini - comunque - non può assolutamenteessere messa in discussione, sopratutto in alcuni settori di base,come salute, istruzione, cultura, ecc. e pertanto nessun motivo didiscriminazione può essere frapposto alla libera e piena fruizionedi questi servizi, senza con ciò distruggere la collettività.

Questa scandalosa vicendadel trattato AGCS consente di evidenziare chiaramente un inquietanteorientamento dei governi (ormai divenuto una vera prassi), che ètotalmente illegittimo, oltreché gravemente lesivo di elementaridettati costituzionali.

Il governo non può decidereper il popolo, né a suo favore, né - sopratutto - a sua insaputa,segretamente, e contro i suoi interessi.

Il compito che il governodeve svolgere è quello di un mandatario incaricato di amministrarela cosa pubblica. Ciò non comporta alcun potere di vincolare lescelte, gli orientamenti e le preferenze dei suoi mandanti (glielettori) ma, al contrario, il dovere di individuarle e direalizzarle.

Ogni azione ed iniziativache travalichi questi limiti è un abuso di potere ed una violazionedella Costituzione. Oltreché un tradimento della fiducia ricevuta.

Ancor più grave il fattoche si trasformi (e si deformi) lo strumento del trattatointernazionale per introdurre norme nell'ordinamento giuridicoitaliano create al di fuori di ogni regola da questo prevista.

La Costituzione addiritturavieta al governo l'emanazione di disposizioni "che abbianovalore di legge ordinaria", salvo "casi straordinaridi necessità e di urgenza" e ciò in quanto questa attivitàriserva all'organo collegiale dei rappresentanti del popolo, ilParlamento.

Con questo espediente, (checrea una nuova specie giuridica: il Trattato normativo) si viola laCostituzione e si calpestano i principi più elementari del dirittocostituzionale.

Con questa distorsione dellafunzione e del valore giuridico dei trattati internazionali, ilgoverno, in combutta evidente con il potere economico mondiale, cercadi introdurre illegalmente norme che nessun organo a ciò deputato,ha mai approvato. La politica si è de-politicizzata.

Addirittura,paradossalmente, si pretenderebbe di stabilire, in tal modo, deivincoli all'auto-determinazione delle future generazioni. (E qui sipone anche il problema, più generale, della validità degli impegnipresi dai politici - centrali o locali - che travalichino i limitidel loro mandato; ciò che svuoterebbe in gran parte di senso lenuove elezioni).

Una gravissima forma diabuso di potere, dunque, che determina un tale stravolgimentocostituzionale, da riportare il Paese in oscuri abissi istituzionalidi stampo medievale.

Si tratta di uninconcepibile lesione del rapporto tra politica e cittadini, traditida scelte governative (siano governi di destra, sinistra o centro),che privilegiano solo gli interessi dei plutocrati e che calpestanole istanze basilari di giustizia sociale e di eguaglianza dellepotenzialità. Scelte in pieno contrasto con l'impegno assunto difronte agli elettori di proteggere ed accrescere le conquistedemocratiche e sociali conquistate dopo lotte secolari.

E' una situazioneestremamente preoccupante, la cui degenerazione (già peraltro inatto) delinea surrettizi scenari dittatoriali.

E' il caso, allora dirammentare, per la dignità stessa della vita nostra e dei nostrifigli, ciò che proclamava la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo del1793:

"Quandoil governo viola i diritti del popolo, l'insurrezione è, per ilpopolo e per ogni parte del popolo, il più sacro dei diritti ed ilpiù indispensabile dei doveri".

Il primo passo, è un votoche ripulisca il Parlamento.

Data: 26/09/2014 08:29:00
Autore: Angelo Casella