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La simulazione di patologia psichica in ambito peritale. Avvocato e psicologo uniti per smascherarla



di Laura Tirloni - Simulareuna malattia mentale, mostrando sintomi psichici che non hannocorrispondenza con la realtà, oppuredissimulare stati d'animo per mostrarsi più adattati a gestire determinate situazioni, sonocomportamenti che il soggetto può mettere in atto per ottenere deivantaggi di diverso tipo.

Inun contesto prettamente valutativo come quello peritale, non è raroche il soggetto sottoposto a perizia, oppure colui che si presenta inqualità di vittima, cerchi di "mentire" per ottenere il massimovantaggio possibile.

Così ad esempio, simulando un disturbomentale, il soggetto potrebbe rappresentare al magistrato una sua inesistente condizione di incapacità di intendere e di volere, cosa che risulterebbe strumentale per evitare la detenzione in carcere.

Ma anche nel processo civile, non è raro che si ricorra alla simulazione di sintomi psichici per ottenere un risarcimento del danno. Così come può accadere che il soggetto cerchi di nasconderealcuni aspetti disfunzionali di sé, nel corso di un procedimento di adozione o di affidamento di minori, oppure nell'ambito dei procedimenti di separazione dei coniugi, allorché si debba decidere in merito all'affidamento dei figli.

Spesso, è proprio da queste situazioni che sigenerano le maggiori difficoltà, sia da un punto di vistamedico-legale che da quello strettamente psichiatrico, quando ilperito si trova a dover stabilire l'autenticità di alcunemanifestazioni psicologiche e la presenza o meno di un disturbopsicopatologico reale.

Unadefinizione che risulta ancora oggi particolarmente utile e valida alivello operativo è quella fornita da Callieri e Semerari (1959), chedefinisce la simulazione come un“processopsicologico caratterizzato dalla decisione cosciente di riprodurre,imitandoli, sintomi patologici, e di mantenere tale imitazione per untempo più o meno lungo e con l'aiuto di uno sforzo continuo finoal conseguimento dello scopo”. Il concetto di simulazione va abraccetto con quello di dissimulazione, processo attraverso il qualeil soggetto, al contrario, tende a minimizzare alcune informazioni sudi sé, senza per altro mentire; lascia emergere solo in parte ilproprio disagio e i sintomi della malattia, cerca di apparire piùadattato di quel che non è, allo scopo di ottenere vantaggi di varianatura.

Alivello pragmatico, le maggiori difficoltà sono legate all'ampiavarietà di tipologie cliniche di simulazione che possono esserepresentate dal soggetto.

Ilsoggetto può consapevolmente simulare la presenza di schizofrenia quando ha commesso reati gravi oppure può simulare danni psichici nell'ambito di un giudizio civile per mobbing.

Nonsono rari anche i casi di simulazione di uno stato isterico odepressivo, durante i quali il soggetto mette in scena uno stato dialterazione mentale.

C'è poi la simulazione di amnesia, che viene spesso attuata dagli indagati o imputatidi fatti di sangue che dichiarano di non ricordare quanto accaduto, oppurenei casi in cui si debba valutare la misura del danno biologico subìto a seguito di traumi.

Anche ildisturbo post-traumatico da stress è di frequente simulato perottenere vantaggi economici (sotto il profilo risarcitorio), mentre idisturbi fittizzi e la sindromedi Munchausensono condizioni cliniche in cui i pazienti“scelgono” di ammalarsi per una “necessità psicologica”, cheappare tuttavia slegata dall'idea di ottenere anche vantaggi economici.

Laparticolare complessità di tale contesto rende senza dubbioindispensabile un approccio interdisciplinare e il confronto didiversi punti di vista, per poter fornire una risposta in merito allapresenza di fenomeni di simulazione/dissimulazione e per poterdiscernere ciò che è solo frutto di immaginazione o dell'inganno, da ciò che è la realtà psichica del soggetto.

Bisogna poi tenere presente che non sempre le persone conoscono nei dettagli le peculiarità sintomatologiche di alcune patologie psichiche ed è su questo che deve far leva il consulente tecnico d'ufficio, per scoprire se il soggetto sta mentendo.

Ma anche l'avvocato può avere un ruolo decisivo perché, al di là di ciò che può essere accertato nell'ambito delle operazioni peritali, non si deve dimenticare che ci sono diversi strumenti di prova a disposizione delle parti, che possono risultare utili per smascherare un simulatore.

Purtroppo si è dimostrato che, anche sottoponendo il periziando a test e questionari, questi potrebbe comunque riuscire a simulare uno stato depressivo inesistente. Pertanto, un'azione congiunta dell'avvocato e dello psicologo può sicuramente offrire maggiori possibilità di smascherare una simulazione in atto.

Non bisogna ad esempio dimenticare che una depressione grave, spesso comporta ricoveri o comunque delle terapie, anche farmacologiche. Se di queste non viene offerta alcuna prova dal danneggiato, si può ipotizzare che verosimilmente il soggetto non sia affetto da una depressione maggiore.

Spesso, inoltre, la despressione grave comporta una serie di compromissioni sociali e relazionali. Se si dimostra che il soggetto conduce una vita sufficientemente adattata e che non ha mai intrapreso percorsi psicoterapeutici, si può già verosimilmente escludere che ci si trovi di fronte a una depressione grave. Resta pur sempre la difficoltà di smascherare le depressioni minori, perché queste non impediscono al soggetto di condurre una vita relativamente "normale". In tal caso l'indagine del perito dovrà estendersi anche alle possibili cause della depressione, evidenziando se può sussistere un nesso di causalità tra l'entità del trauma subito e il danno lamentato dal soggetto.

Data: 30/06/2014 18:30:00
Autore: Laura Tirloni