Troppe telefonate private fatte dall'ufficio sono reato. E' quanto afferma la Corte di Cassazione (sentenza 21165/2009) che mette in guardia i dipendenti pubblici facendo rilevare che queste telefonate sono lecite se "sporadiche" e "urgenti". Negli altri casi, specialmente se si tratta di telefonate fatte per puro divertimento, si rischia una condanna per peculato. Secondo la Corte "l'uso privato dell'apparecchio telefonico comporta l'appropriazione (non restituibile) delle energie necessarie alla comunicazione, di cui l'impiegato ha disponibilita' per ragioni di ufficio" e per questo rientra nel reato punito dall'art. 314 c.p. l'"uso smodato" e "non episodico" del telefono aziendale per fini privati. Con questa motivazione la Corte ha confermato un condanna per peculato
continuato nei confronti del segretario di un reparto di otorinolaringoiatria di un ospedale pubblico, che aveva fatto numerose telefonate private, anche in paesi esteri come la Romania, la Germania, l'Ucraina. Queste chimate oltretutto venivano fatte per "soddisfare la sua sfera ludica (frequenti contatti, anche internazionali, con appassionati di caccia)". Nella parte motiva della Sentenza La Corte ha ricordato che nel caso esaminato in "non si verte in quella utilizzazione episodica ed economica del telefono, fatta per contingenti e rilevanti esigenze personali, che la rende condotta inoffensiva". Quando "l'impiego privato del telefono d'ufficio" esula dalla sporadicita' e viene usato con frequenza per telefonate personali, il comportamento del dipendente pubblico va configurato come peculato.

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