di Paolo M. Storani - Caro Zibaldone, devi sapere che qualche giorno fa un nostro lettore, Giuseppe Maisano, ha inviato a Studio Cataldi una storia bellissima. Ha calamitato la nostra attenzione e, visto e considerato che il periodo di Natale è tempo di letture, non ci abbiamo riflettuto su che pochi minuti per prendere la decisione di proporla ai nostri affezionati visitatori.
Ed allora, buona lettura!

L'isola giusta - Un racconto di Giuseppe Maisano

Anno 1782. Un veliero della flotta del re viaggia su una rotta mercantile sicura e l'orgoglioso capitano guarda spavaldo le nuvole all'orizzonte. "Non sarà una banale tempesta a fermare la Regina dei Mari." pensa il capitano, ignaro di quello che l'aspetta.
La tempesta, tutt'altro che banale, si abbatte sulla grande nave con la potenza di venti roboanti, sollevando le onde del mare e facendo beccheggiare il veliero. Come un pesce buttato sulla spiaggia, la Regina dei Mari salta e si contorce in balia della forza della Natura finchè le assi, provate da questa immensa forza, si spezzano.
Dopo un'interminabile ora di supplizio, il cielo si terge lasciando il posto ad un tenue sole che rischiara i resti della triste Regina. Qualche barile, una polena e poco altro galleggia a prova del passaggio dell'uomo. Ma tra i resti, una scialuppa porta con sé i pochi fortunati scampati alla tortura dei venti.
Cinque uomini, sfiniti e fradici, rimangono silenziosi a guardare la distesa infinita d'acqua che li circonda.
Fortunatamente la speranza arriva presto a rischiarare i loro cuori, quando uno di loro grida "Terra! Terra!" e cerca di remare con quel che trova intorno a sé.
La terra però non è clemente, come non lo è stato il mare, e si rivela un'isola piccola e deserta.
Tra lo sconforto generale, emerge chi è abituato a comandare ed affrontare le difficoltà: tra loro infatti vi è un funzionario del re, capace e risoluto.
"Signori, vi conosco poco, ma so quel che basta per cercare di tirare il meglio da voi e sopravvivere a questa situazione. Lei, ad esempio, "disse indicando un uomo giovane e dal fisico possente "è un avventuriero e un cacciatore: riuscirà sicuramente a procurarci della carne da mangiare ed a catturare qualche animale da allevare."
"Lei invece è un esperto di piante e coltivazioni, quindi ci possiamo affidare a lei per raccogliere e coltivare i frutti di quest'isola."
Uno di loro, un bizzarro ometto baffuto, esclama: "Io sono un medico, penserò a curare la nostra salute e l'alimentazione."
"Io invece sono bravo a forgiare e riparare attrezzi, chiedete a me quel che vi serve per il vostro lavoro" aggiunge un uomo forzuto e la pelle brunita dal sole.
"Molto bene" esclama il funzionario del re, "io continuerò allora la mia mansione: terrò sotto controllo l'andamento delle vostre funzioni, cercherò di mantenere un equilibrio tra la produzione e il consumo, e mi occuperò di tenere da parte una scorta per le emergenze."
Il lavoro è duro all'inizio, ma gli uomini volenterosi non restano con le mani in mano, e la saggezza del funzionario aiuta tutti a coordinarsi per dare il massimo in ogni ambito.
Il cacciatore, creando un allevamento di animali, scambia con gli altri la sua carne e le sue pelli; il contadino, col suo grande appezzamento di terra e il raccolto degli alberi, scambia frutta, verdura, foraggio per gli animali; il dottore si occupa di tutti i malanni, le ferite sul lavoro, studia le piante per mantenere sempre in salute i suoi compagni; l'artigiano ripara e inventa nuovi strumenti per gli altri, per garantire un lavoro ed una vita agevole.
Il funzionario convince tutti che serve un sistema di tributi che mantenga un equilibrio tra le parti e dia sostentamento a chi si trova in difficoltà: cibo da parte di alcuni, crediti di servizi dagli altri. Passano gli anni e la piccola società sull'isola procede la sua vita nel rispetto dei ruoli e dei diritti di tutti, governati da un uomo giusto e leale.
Purtroppo la serenità viene scossa da un evento disastroso. Una epidemia stermina metà della mandria di animali e il povero allevatore si trova in difficoltà. Conseguentemente, avendo pochi animali, comincia ad avere meno lavoro e meno bisogno di attrezzi, cure e foraggio. Cala anche la possibilità di scambiare con gli altri i propri prodotti: la sua unica ricchezza. Questa situazione però non si conclude qui: il contadino infatti entra in crisi, per una minore richiesta di verdura da parte dell'allevatore, e perde tutto il foraggio che aveva prodotto.
Anche per il dottore e l'artigiano scarseggia il lavoro: i loro servizi vengono chiesti sempre meno e diventa difficile mantenersi.
Il funzionario decide di continuare a chiedere tributi, col pretesto di aiutare l'allevatore a risollevare la sua attività. Anzi, aumenta le percentuali instaurando un regime di austerità, per uscire dal momento difficile.
L'agricoltore paga il doppio di tributi, il medico e il fabbro pagano un doppio prezzo di crediti di servizi, ed una parte di tutto questo viene dato all'allevatore.
Effettivamente, il quadro globale migliora: con la donazione del funzionario, l'allevatore riesce a riprendere in mano la situazione, ricominciando a chiedere strumenti e foraggio e la sua forza di acquisto aumenta, permettendo agli altri di avere maggiore richiesta di lavoro. Il contadino riprende a produrre a pieno carico, il dottore e il fabbro tornano a lavorare a pieno regime. Per recuperare le risorse impiegate, il funzionario decide di mantenere i tributi allo stesso livello e non tornare alle percentuali iniziali. Gli altri quattro uomini, avendo comunque tutto ciò che gli serve, non protestano e continuano a convivere con serenità.
Questo momento di crisi, oltre ad un clima di rigore, porta ad una svalutazione dei servizi del dottore e dell'artigiano: ci sono infatti in circolo molti titoli di credito riferiti alle loro prestazioni e quindi il valore del loro lavoro cala.
Per molti anni, la vita sull'isola prosegue indisturbata e pacifica, finchè l'ombra della crisi non si abbatte di nuovo sui cinque uomini. Una stagione di siccità distrugge buona parte delle coltivazioni del contadino che si ritrova senza merce di scambio per sostentarsi.
Questo però non è l'unico effetto: gli animali si ritrovano senza foraggio e gli uomini senza la giusta quantità di verdure per il loro sostentamento. Il contadino aumenta il prezzo dei suoi ortaggi, per poter riprendersi e cercare una soluzione al suo grave problema. Gli altri uomini non hanno scelta, perché la loro domanda è molto più alta dell'offerta che il contadino può sostenere. Come successo qualche anno prima, il funzionario decide di ripetere la strategia adottata per l'allevatore: chiede tributi con una percentuale ancora più alta, dona una parte al contadino, ma questa volta la situazione si complica.
L'allevatore è rimasto comunque senza foraggio e non sa come sfamare i suoi animali. E' costretto ad ucciderne una grande parte per pagare i tributi ed abbassa il prezzo della carne per venderla tutta. La richiesta però è rimasta uguale, ed egli si ritrova una grande quantità di carne e pelli da buttare. I crediti del dottore e dell'artigiano adesso valgono ancora meno, perché ne circola una gran quantità a causa dell'aumento dei tributi.
Il contadino si riprende, ma adesso si ritrova a dover ripagare il funzionario per il sostegno ricevuto. Ha in mano dei titoli che valgono pochissimo e non trova il modo di scambiarli, e la sua richiesta di lavoro è diminuita parecchio perché la richiesta di foraggio è dimezzata.
La piccola collettività si trova ad un punto di stallo in cui ognuno comincia a pensare per sé ed a trattenere i propri servigi e prodotti gelosamente. I cinque uomini si lasciano prendere dal nervosismo e dallo smarrimento.
"Cosa dobbiamo fare?" comincia a dire il contadino, "io ho ripreso la mia attività, ma ci vorranno anni per tornare come prima. Non so se riuscirò a continuare a pagare i tributi e lavorare per mantenere il mio sostentamento."
"Guarda come mi sono ridotto io! Ho pochissimi animali e devo aumentare il prezzo di carne e pelli per poter sopravvivere." disse l'allevatore.
"Noi siamo ridotti peggio: i nostri servizi ormai non valgono niente e lavoriamo continuamente per poter avere il minimo indispensabile e pagare i tributi." convengono il medico e il fabbro. Il funzionario si trova alle strette: è compito suo trovare una soluzione e questa volta non sarebbe bastato aumentare le tasse. Anzi, sarebbe stata la fine della loro esile società.
Ritrovandosi in mano soltanto titoli di credito, perché la merce scarseggiava, decide di prendere una decisione coraggiosa e sacrificarsi per il bene della società.
Si rende conto che alzare le tasse la prima volta è stato un errore: è stato un palliativo per un male che non si estingue, ma si rafforza col tempo. Il suo attaccamento al ruolo lo ha reso distante dalla vita dei suoi compagni e non si è accorto che soffrivano delle sue scelte. Avendo molto di più di ciò che gli serviva, non capì i bisogni della sua società.
Ricorda il suo re, che non conosceva povertà e miseria e non capiva perchè il suo popolo chiedeva meno tributi e più sostegno. Era diventato sordo e cieco, come il suo vecchio sovrano. Apre gli occhi, si rende conto che l'unico modo per andare avanti è agire con determinazione. Si fa consegnare tutti i crediti dai quattro uomini e li trasforma in moneta, con un valore molto più forte, distribuendola in base ai loro bisogni, equamente e con cognizione: ognuno di loro avrà la stessa forza degli altri e nessuno avrà diritti o doveri maggiori.
Contemporaneamente, abbassa i tributi al minimo, in modo da lasciare a tutti la possibilità di concentrarsi sul loro lavoro e riprendere il benessere che spetta di diritto ad ogni uomo onesto. Sacrifica i propri introiti, che nel tempo erano diventati una ricchezza di molto superiore agli altri, per aiutare il suo prossimo a vivere meglio, rendendosi conto che solo grazie a quegli uomini è riuscito a sopravvivere su quell'isola così poco ospitale.
Gli altri quattro uomini fanno mente locale sulla loro situazione e riflettono sulla loro vita e le loro azioni. Il medico, considerato un lume e altamente remunerato per la sua cultura e conoscenza, si rende conto che da solo sarebbe presto morto di stenti per la mancanza di cibo. Così anche l'artigiano, che scambiava i suoi servigi e le sue invenzioni con verdure e carne, capisce che niente avrebbe potuto da solo e che non si deve considerare migliore degli altri, o più importante. Il cacciatore capisce che aumentare il profitto del suo allevamento non lo porterà da nessuna parte, che la sola cosa importante è convivere bene con gli altri. L'agricoltore comprende che ognuno può avere delle difficoltà nella vita e che sostenendosi a vicenda potranno superare anche le crisi peggiori.
La scelta è difficile, perchè se questa manovra dovesse fallire, tutta la loro società si ritroverebbe in una situazione disastrosa dove nessuno potrebbe più garantire il proprio lavoro, la propria salute e il proprio sostentamento. I cinque uomini però sono fiduciosi che i sacrifici del loro leader saranno ricompensati da una ripresa che gli consentirà di vivere al meglio la loro vita. La società va curata come un germoglio che nasce: solo se sostenuta, alimentata, potrà dare buoni frutti. E solo se tutti potranno favorire di quei frutti, la società avrà compiuto il suo fine ultimo.

Non è bellissima questa storia?! Un autentico trattatello di economia. Ed ora scrivete nell'apposito forum le Vostre considerazioni.
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