Dopo essere stata depositata in Cassazione da 14 cittadini tra i rappresentanti delle realtà sociali promotrici e tra i coordinatori regionali dell'omonima campagna, la legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero necessita ora di raggiungere le 50mila per poter essere presentata in Parlamento.

I promotori mirano però a raggiungere almeno il doppio dei voti, puntando su ben 14 coordinamenti regionali già costituiti e 6 quelli in costituzione. Quindi chi ci tiene ad un futuro più eco-sostenibile, partendo proprio dallo smaltimento rifiuti (annosa questione per molti comuni e regioni italiane), potrà partecipare attivamente firmando; così che la proposta di legge possa essere presentata prima della pausa estiva parlamentare.

Le associazioni ed i comitati territoriali che fanno parte della campagna Legge Zero Rifiuti, hanno ufficialmente invitato tutte le forze politiche presenti in Parlamento a sostenere la loro raccolta firme, oltre che a promuovere concretamente incontri per approfondire i contenuti innovativi presenti nel testo e a portare avanti l'iter legislativo una volta raccolte le firme.

Ma cosa c'è di così innovativo in questa proposta? Lo spirito della legge si condensa in 5 parole, tutte presenti sin dal primo articolo: sostenibilità, ambiente, salute, partecipazione e lavoro. Una sintesi, disponibile sul sito www.leggerifiutizero.it, elenca i punti principali della proposta. Come far rientrare il ciclo produzione-consumo all'interno dei limiti delle risorse del pianeta, oppure rafforzare la prevenzione delle malattie attribuibili a cattiva gestione dei rifiuti, assicurare l'informazione continua e trasparente alle comunità in materia di ambiente e rifiuti. Sino ad arrivare alla riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050 rispetto alla produzione del 2000; ad applicare finalmente il risultato referendario del giugno 2011 sull'affidamento della gestione dei servizi pubblici locali.

Per poter concretizzare queste finalità, il progetto di legge contiene una serie di misure finalizzate a promuovere e incentivare anche economicamente una corretta filiera di trattamento dei materiali dopo il loro utilizzo, impiegare risorse non più nello smaltimento e nell'incenerimento bensì verso la riduzione, il riuso e il riciclo, contrastando così il ricorso crescente alle pratiche di smaltimento dei rifiuti distruttive dei materiali. E finalmente sancire il principio "chi inquina paga", prevedendo la responsabilità civile e penale per il reato di danno ambientale.

E allora se siamo già convinti sostenitori del riciclo e della differenziata, mettere una firma non ci costerà grandi sforzi. I compenso però potrà garantirci molti vantaggi per un futuro più pulito.
Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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