Un giudizio tragicomico che ha visto assolto il proprietario dell'animale denunciato per maltrattamenti e pascolo abusivo
di Davide Abantesciani - A maggio 2013 una capra ha scoperto un varco in una recinzione di un'azienda agricola situata nei dintorni di Milano ed è fuggita raggiungendo un edificio in stato d'abbandono degli ex magazzini del Commissariato Taliedo. 


L'avvistamento della capra è stato prontamente segnalato da una telefonata alla polizia. Ma la storia non finisce qui. 


Dall'evento, infatti, è scaturito un processo dalle tinte surreali e tragicomiche. 


Una volta "identificata" la fuggitiva, grazie al marchio ad un orecchio, gli agenti di polizia hanno denunciato per maltrattamenti e pascolo abusivo il proprietario, il quale si è beccato un decreto di condanna a 50 euro di multa


L'imprenditore agricolo, però, ha deciso di fare ricorso, con rito abbreviato. 


I due avvocati difensori hanno sostenuto, a gran voce, che la capra non era destinata al macello ma curata e accudita come si conviene e che comunque non era stata mandata al pascolo, essendo scappata autonomamente. 


Chiamato a valutare la questione, il giudice per l'udienza preliminare (Cristina Di Censo) ha decretato l'innocenza dell'uomo: alla prova dei fatti non reggevano nè i maltrattamenti (considerato che la capra godeva di ottima salute) nè l'accusa di pascolo abusivo, visto che l'animale non era stato portato dal proprietario nell'area "incriminata", oltretutto luogo in cui era impossibile pascolare. Si è conclusa così la storia della capra smarrita e del suo proprietario.


Una storia surreale che, con un pò di buon senso, si sarebbe potuta evitare, consentendo così alla giustizia di occuparsi di compiti ben più seri. 


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