Introdotta dalla l. n. 186/2014, la voluntary disclosure è un procedimento di "pacificazione fiscale" tra contribuenti e amministrazione finanziaria

Tra le novità che potrebbero essere apportate a breve con la conversione in legge del decreto Milleproroghe (che dopo la Camera dovrà ultimare l'iter al Senato entro la scadenza del prossimo 3 marzo), c'è un emendamento inerente alla voluntary disclosure, ossia alla procedura volta a favorire il rientro di capitali dai Paesi Black List (Paesi con regime a fiscalità privilegiata) che abbiano sottoscritto degli accordi sullo scambio di informazioni con l'Italia. 

Introdotta dalla l. n. 186/2014, la voluntary disclosure è un procedimento di "pacificazione fiscale" tra contribuenti e amministrazione finanziaria, ad iniziativa dei contribuenti stessi, con il fine di regolarizzare le attività (denaro, beni) detenute all'estero in violazione delle disposizioni fiscali, attraverso il versamento delle imposte dovute ma con abbattimenti delle sanzioni e la non punibilità per i reati tributari commessi.

La normativa prevede l'esclusione del raddoppio dei termini di accertamento per chi aderisce volontariamente alla procedura, fatta eccezione per quelli che fanno riferimento alla contestazione di sanzioni per i paesi Black List che entro 60 giorni (e cioè entro il prossimo 2 marzo) stipuleranno accordi con il nostro Paese.  

L'emendamento (presentato dallo stesso relatore della legge sulla voluntary disclosure, Giovanni Sanga) propone di riallineare i termini di accertamento relativi all'applicazione delle sanzioni da monitoraggio fiscale agli ordinari termini quinquennali, sì da rendere ancora più invitante il rientro dei capitali provenienti dai paesi in Black list che abbiano sottoscritto gli accordi sullo scambio di informazioni con l'Italia.

Con l'approvazione dell'emendamento, pertanto, si registrerebbe un trattamento sanzionatorio di favore, con caratteristiche analoghe a quello di cui godono i Paesi della White list italiana, ossia sanzioni da quadro RW senza raddoppio dei termini (per un periodo di cinque anni anziché dieci) e ridotte allo 0,5% invece che all'1% annuo.

In tale eventualità (ormai prossima alla certezza), rientrerebbero nel novero dei "favoriti" tutti i Paesi della Black List che hanno nascosto i propri capitali ma che poi sono diventati fiscalmente collaborativi secondo gli standard dell'Ocse e, quindi, non solo la Svizzera, ma anche il Liechtenstein, il Lussemburgo e San Marino che hanno già sottoscritto con l'Italia gli accordi e probabilmente il Principato di Monaco che in questi giorni sta ultimando il percorso per arrivare ad analoga intesa sullo scambio automatico delle informazioni in modo da riuscire ad ottenere tutti i vantaggi della voluntary disclosure con la firma definitiva entro il 2 marzo. 


Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: