di Gabriella Lax - Rappresentano solo il 4% le donne nelle case di reclusione italiane tuttavia per loro la percentuale di infezioni da Hiv ed epatite C è più alta della media. Per questo, con l'obiettivo di tutelare ed informare, correggere comportamenti sbagliati e curare nasce Rose, Rete donne Simspe. Il network è stato presentato a Roma durante la XVII edizione del Congresso della società italiana di medicina e sanità penitenziaria (Simspe) Onlus.
L'idea è mettere insieme network diversi per sviluppare promozione e tutela della salute delle donne detenute, ma anche delle operatrici che lavorano nei contesti carcerari.
Secondo quanto emerso da recenti studi condotti nel nostro Paese tra il 60% e l'80% delle persone detenute ha almeno una malattia. Di queste una su due è di tipo infettivo (48% dei casi); seguono a ruota disturbi psichiatrici nel 32%, malattie osteoarticolari 17%, malattie cardiovascolari 16%, problemi metabolici 11%, malattie dermatologiche 10%. Ma sono soprattutto le malattie infettive a registrare percentuali più alte rispetto alla popolazione non detenuta: l'infezione da Hiv riguarda il 7%, la positività per l'antigene dell'epatite B il 6%, quella per epatite C il 40%. Percentuali che, in proporzione, salgono se si guarda all'universo femminile, considerato che il tasso di crescita delle donne in carcere è superiore rispetto a quello degli uomini.
Sono gli elevati casi di stress post-traumatico e di abuso di sostanze stupefacenti a determinare svariati problemi di salute mentale.
Anche in questi casi però per le donne recluse sono più numerosi i casi di autolesionismo e suicidio rispetto ai detenuti maschi. Per quanto riguarda l'Hiv,le altre malattie a trasmissione ematica e le infezioni a trasmissione sessuale la percentuale tra le donne è spesso superiore rispetto a quella registrata negli uomini. Non è raro per le donne in carcere scoprire allo stesso tempo che siano in stato di gravidanza e con infezione da Hiv. La prevalenza dell'infezione cronica da Hcv è superiore rispetto a quella osservata negli uomini sebbene le donne siano numericamente una quota minore della popolazione detenuta.
Infine le donne che sono partner sessuali di detenuti maschi Hiv positivi hanno un rischio di acquisire l'infezione otto volte superiore rispetto alle partner di sieropositivi che non sono mai stati in carcere. Anche rispetto all'infezione da papillomavirus le donne detenute presentano maggiori fattori di rischio rispetto alla popolazione generale, con casi di cancro della cervice uterina da quattro a cinque volte superiore rispetto alle quello osservato nelle donne non detenute.
Alla luce dei dati esposti, sono due le principali problematiche di cui intende farsi carico la rete Rose: da un lato un'attenzione specifica al mondo della detenzione femminile, dall'altro un occhio di riguardo in generale a tutto il sistema di lavoro, dalle donne medico alle infermiere nelle carceri, solitamente strutture a gestione maschile.