Mettersi al volante e guidare con prudenza non basta ad evitare una responsabilità in caso di incidente. La Corte di Cassazione spiega infatti che l'automobilista deve anche "prevedere l'altrui condotta imprudente, negligente e, persino, imperita". Anche chi guida ubriaco e si trova coinvolto in un incidente puo' avere una colpa minore se l'altro conducente coinvolto e' venuto meno a questo obbligo. E' quanto emerge dalla sentenza 12361/2008 della quarta sezione penale della Corte che ha messo nero su bianco gli 'obblighi' cui devono sottostare gli automobilisti. La Corte ha così accolto ha cosi' accolto il ricorso di un uomo che,"alla guida di un'auto in stato di ebbrezza procedeva in ora notturna in un incrocio urbano alla velocita' di 90 km orari, ed entrava in collisione con un motorino sul quale si trovavano due minorenni". Nell'urto uno dei due minori era morto per lesioni letali, mentre l'altro aveva subito lesioni gravi. I giudici di merito avevano dato colpa esclusiva all'automobilista condannandolo per omicidio colposo
, ma ora la Suprema Corte, accogliendo il suo ricorso ha rimesso in discussione le responsabilita' di ciascuno. Il motivo? Anche il "ciclomotorista doveva mettere in conto, nei limiti della normale prevedibilita', l'altrui condotta imprudente o negligente, e persino, imperita". E questo per "mettersi in grado di porvi riparo evitando danni a se stesso e agli altri, tra i quali non vi e' motivo di non ricomprendere anche il soggetto cui sia riferibile la condotta imprudente, negligente, imperita". Questo comportamento va assunto particolarmente nelle aree di "intersezione tra confluenti strade, essendo il punto ove piu' si addensano occasioni di conflitto tra utenti della strada". Ora la vicenda dovrà essere nuovamente esaminata dalla Corte d'appello di Bologna.

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